Nadeem Aslan“Io soffro per i razzisti, sono infelici”

MANTOVA Un fiume in piena. Ma non un fiume che, col suo passaggio, porta con sè distruzione, argini rotti e problemi. Tutt’altro. Un fiume che, con la sua acqua, contrasta l’aridità dei luoghi comuni, porta linfa nuova, vitale scoperta per una fondamentale evoluzione umana. Ecco, chi scrive spera vivamente che questa immagine possa essere efficace per spiegare cosa è stato l’incontro di ieri sera al Seminario Vescovile con lo scrittore pakistano Nadeem Aslam. Il Pakistan, quella lontana terra che gli ha dato i natali, non è più la sua casa. O, perlomeno, non è più la sua unica casa: Aslam vive in Gran Bretagna, salvo tornare alle origini, in Asia, una volta all’anno. Vivere in un paese diverso da quello natio, magari con un colore della pelle diverso dalla maggior parte degli abitanti di quel luogo, può essere un trauma? «Il mio rapporto con un Paese, concedetemi il termine, di “razza bianca” è molto semplice: io desidero sempre e solo essere considerato davanti alla legge nello stesso modo in cui vengono considerati i bianchi». Un racconto appassionato, accenti e acuti si percepiscono chiaramente nella sua voce, proprio come un fiume in piena; ma da quella voce, da quelle parole, da quella metaforica acqua non sgorgano parole di odio o di distanza. «Io soffro per i razzisti, sono persone infelici poichè vedono solo la superficie di un essere umano, la sua pelle, ignorando tutta la bellezza che si cela dietro essa. Anche se sono di colore, magari posso essere un ottimo cuoco, un bravo ballerino, uno zio perfetto, eppure tu mi odi per il colore della mia pelle? Io vedo anche i razzisti come miei fratelli e se i miei fratelli soffrono, soffro anche io». Dalla razza al genere: le donne sono una componente fondamentale dei racconti di Aslam, senza peraltro che questa cosa sia voluta. «Tutto ciò che ho imparato l’ho imparato dalle donne. Le donne non sono fatte per imbracciare le armi, per portare violenza»; in sostanza, sono armonia. «A chi mi chiede se ci sia disuguaglianza, io rispondo sì: la maggior parte dei lavori sono fatti dalle donne, eppure sono gli uomini a prendersi i meriti». Il racconto dei suoi romanzi è il corollario perfetto per anche per parlare di letteratura: «I libri sono elementi necessari per tutte le persone. Io vedo la letteratura come un manuale di istruzioni, uguali a quelli che troviamo quando acquistiamo uno smartphone. Manuali di istruzioni per esseri umani, per diventare esseri umani».  (bonfed)