“Basta violenza alle donne”; L’appello del papà di Yana

CASTIGLIONE  –  È partita alcuni giorni l’attività dell’associazione “Yana – You are not alone”, creata dopo il femminicidio della 23enne Yana Malaiko da parte del suo ex fidanzato, reo confesso Dumitru Stratan. Alcuni giorni fa si è svolto il primo incontro dell’associazione, avvenuto nella sede legale a Romano di Lombardia, in via Fontana Rossa 14 dove Yana ha abitato prima di trasferirsi a Castiglione.
Nel frattempo sul sito dell’associazione il padre di Yana, Oleksandr Malaiko, lancia un appello contro la violenza alle donne e una richiesta d’aiuto. “Vivevo la mia vita come voi – scrive Malaiko -, pensando che questa disgrazia non potesse arrivare a casa mia. Purtroppo mi sbagliavo tragicamente. Per questa mio errore di valutazione, per la tranquillità che ognuno di noi vive nel quotidiano, oggi devo piangere mia figlia. Mi dispiace molto, ma in realtà nessuno in Italia, nel mondo, può essere sicuro che questa tragedia non accada alla sua famiglia. Durante le ricerche del corpo di mia figlia, nelle interviste rilasciate a numerosi media, ho detto che stavo dichiarando una ‘guerra totale’ alla violenza sulle donne e non erano solo parole. Grazie all’impegno di molti volontari e persone premurose, amici e familiari, è nata la nostra associazione “Yana – You are not alone” con l’obiettivo principale di vincere questa guerra. Mi rivolgo alla società maschile italiana: se vi considerate veri uomini, alzatevi e partecipate. Se amate le vostre madri, sorelle e figlie, alzatevi e partecipate. Se non volete piangere i vostri figli, i vostri parenti, i vostri amici, alzatevi e partecipate. Se volete un mondo più sicuro per i vostri figli, alzatevi e partecipate. Alzatevi e unitevi a noi in questa lotta. Questa è una ‘guerra’ contro la violenza che può essere vinta, e gli uomini devono essere i primi a unirsi alla lotta. Chiedo al Governo Italiano, alla Santa Sede, alle imprese private, fondazioni, banche, a tutti gli italiani di sostenerci ed aiutarci in questa battaglia. Sulla lapide di mia figlia c’è scritto ‘Nata libera, morta combattendo’. Dobbiamo vivere lottando per il diritto delle nostre figlie, delle nostre donne di essere libere dalla violenza e di vivere in un mondo confortevole e sicuro. Uniti si vince”.