Crisi anche tra gli ambulanti dei mercati, molti pronti a lasciare

HINTERLAND Apri, chiudi. Giallo, arancione, rosso. Tu “alimentare” sì, tu invece no. L’emergenza Covid ha stravolto anche i mercati paesani – da sempre fonte di sopravvivenza economica e sociale per le piccole località di provincia – infliggendo un ulteriore durissimo colpo al commercio degli ambulanti (ma invero anche ai negozi di vicinato). A complicare la situazione c’è anche la selva di restrizioni – spesso incomprensibili e prive di logica – che costringe le amministrazioni comunali a ridisegnare continuamente la dislocazione dei posteggi, condizione che sta creando non poche difficoltà agli ambulanti. «La situazione è insostenibile – commenta il signor Sergio, presenza fissa da quasi quarant’anni al mercato di Villimpenta col suo banco di prodotti ittici -. Proibire a chi è dall’altra parte del confine, intendo a poche centinaia di metri, di raggiungere il mercato domenicale perché in un’altra regione, ci fa perdere due terzi del fatturato. Se continua così a fine anno lascio». Il ragionamento è talmente logico da sembrare persino banale: se non si consente alle persone di muoversi è impossibile coprire i costi fissi. Cristina allestisce da anni il suo banco di abbigliamento per donna al mercato di Castel d’Ario, ma adesso che la Lombardia e il Veneto, sono tornare in zona rossa in base all’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, dovrà riporre i capi in magazzino e attendere dopo Pasqua per tornare a lavorare. «La salute viene prima di tutto, non si discute – premette l’ambulante -. Dal nuovo premier Draghi ci aspettavamo però il superamento del sistema dei colori e più comprensione per il nostro settore, perché dietro ogni banco c’è una famiglia. Chiedo: siete sicuri che i rischi di contagio siano più alti in un piccolo mercato di paese rispetto agli iper dove spesso vediamo resse di persone tra i reparti e alle casse?». Una domanda da cui traspare la delusione per la disparità di trattamento che lo Stato continua a riservare al “piccolo” rispetto alla grande distribuzione. Glauco, bresciano e titolare di un banco alimentare, frequenta da trentadue anni i mercati lombardi, tra cui quello di Goito, va oltre il Covid. «Il virus – ammette – ci sta dando il colpo di grazia, ma tutto nasce dalla scellerata riforma del commercio voluta dall’allora ministro Bersani che fece sparire le licenze, che per chi fa il mio mestiere erano una sorta di “paracadute”. Aspetto i prossimi mesi e poi deciderò se proseguire». Morale: le concessioni non valgono più, il piccolo commercio è allo stremo e così l’ambulante che arriva alla pensione riconsegna la licenza anziché venderla.
A lanciare l’allarme anche le associazioni di categoria che chiedono a gran voce aiuti economici affinchè i commercianti possano in qualche modo sopravvivere inattesa che la situazione, in un futuro si spera vicino, possano cambiare ovviamente al meglio.

Matteo Vincenzi