L’inquinamento industriale non diminuisce, è allarme

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VIADANA «Un quadro dell’inquinamento ambientale e delle sue cause pressoché invariato rispetto ai dati emersi dalle precedenti indagini “Viadana 1” e “Viadana”», queste le parole del Comitato Noi, ambiente, salute dopo la presentazione – avvenuta lo scorso 20 dicembre – delle analisi di “Viadana 3” effettuate per controllare i livelli di inquinamento nel territorio.
Un’indagine i cui risultati preoccupano, e non poco: l’analisi prevedeva, nella prima, parte la verifica dei dati ambientali (mappatura delle emissioni inquinanti) e, nella seconda, lo studio e l’esame dell’incidenza di tumori, di leucemie e di eventi avversi della riproduzione nella popolazione viadanese, partendo da una fondamentale domanda: è ancora presente l’eccesso di rischio nei bambini che vivono in prossimita` dei poli industriali? «Le conclusioni parziali, esposte nell’incontro rivolto alla cittadinanza e che riguardano i soli dati ambientali – proseguono dal Comitato -, mostrano il persistere di una situazione preoccupante e critica» e di fatto non mutata rispetto alle indagini precedenti di “Viadana 1” e “Viadana 2”.
«Dal 2010 al 2017, i valori di concentrazione di formaldeide e di diossido di azoto nell’aria si sono mantenuti sostanzialmente inalterati – affermano allarmati dal Comitato, sulla base delle analisi presentate -. Il quadro sanitario e epidemiologico, invece, non è stato completato ma sarebbe invece opportuno e urgente che l’indagine venga terminata anche in vista dell’imminenza del rinnovo delle autorizzazioni integrate ambientali Aia delle industrie del pannello truciolare da parte degli enti preposti. Che cosa è stato fatto di concreto se nei dati non si riscontra alcun miglioramento? Cosa manca ancora per intervenire in maniera efficace? Quante fasi di indagine bisogna ancora aspettare per cambiare rotta?» Da lì la specificazione che l’inquinamento di cui si parla non riguarda, se non in minima parte, quelle generato dal traffico veicolare ma le emissioni degli impianti industriali. «Come mai – proseguono – non si è parlato anche del’inquinamento delle acque superficiali e dei pozzi di approvvigionamento domestico, molto preoccupante, come è emerso dal “Progetto formaldeide”, effettuato nella bassa pianura mantovana e reggiana? – proseguono dal Comitato come poi lanciano una provocazione -. Tutelare la salute dei cittadini vuol dire cominciare ad avviare delle analisi rigorose ed accurate a ripetizione, prendere decisioni concrete e vincolanti nelle autorizzazioni industriali per giungere ad una riduzione delle emissioni, concordare un piano con le aziende, le amministrazioni, le associazioni e la popolazione