Silenzio, sterpaglie, abbandono, il cantiere del Ponte lentamente si spegne

SAN BENDETTO – Qualche metro sopra il piano campagna, sul ponte, si sente incessante il rumore delle auto che passano, con le gomme che scavalcano i giunti che collegano i vari tronconi del ponte. A livello del Grande Fiume, invece, ogni tanto si sente solamente qualche rumore metallico: forse le parti e le porzioni dei manufatti in costruzione che scricchiolano sotto il sole di agosto che batte senza tregua. Per il resto silenzio di tomba, con la luce del giorno che inonda in modo abbagliante un’enorme area in abbandono ormai dall’inizio dell’anno.
È tutto qui il cantiere per la costruzione del nuovo ponte sul Po. A spiccare in mezzo alla terra arsa dalla calura estiva ci sono mezzi e attrezzi da lavoro, assi in legno abbandonate qui e là, cubi in cemento armato, qualche container e due o tre camion-gru con i bracci nemmeno mai ritirati, che in totale solitudine svettano verso il cielo in attesa che qualcuno li rimetta in funzione. E, tutt’attorno, sterpaglie ed erbacce che crescono rigogliose tra la ghiaia e iniziano a circondare tutto ciò che si trova nell’ampio spiazzo.
A fare da sfondo, da cornice, i tipicissimi pioppi che dall’alto della propria imponenza naturale guardano e circondano l’opera, tutt’ora incompiuta, dell’uomo.
La sensazione che si riceve visitando dall’esterno il cantiere del ponte è di totale immobilismo e, in un certo senso, di tristezza e abbandono. Quell’operosità che tutti, quando il cantiere venne inaugurato con tradizionale taglio del nastro, speravano di vedere, ormai da parecchio tempo ha lasciato posto al silenzio che prosegue dallo scorso gennaio.
All’ingresso del cantiere, a due passi dal ristorante e alloggio Il Capitano, svetta altissimo il cartello di cantiere: qualcuno ha provvidamente coperto la dicitura che fa riferimento ai giorni consecutivi di cantiere. Una misura temporale che, a fronte dei forti ritardi e degli ormai quasi otto mesi di stop consecutivi, non avrebbe più avuto alcun senso lasciare in bella mostra. Il cartello che invece avvisa della necessità di indossare i dispositivi di protezione, invece, si è staccato dalla cancellata e con un leggero tonfo si è piegato su stesso. Un’altra immagine-simbolo che ben indica come da lì nessuno ormai passi da mesi.
Lo scorcio sul cantiere in abbandono, in quel lembo di terra stretto tra argini e Po, dà senso di impotenza a chi vorrebbe vedere la lunga vicdenda giungere alla svolta. Tutto è immobile e silenzioso, insomma. Sospeso in una bolla temporale che sembra non passare mai, nell’attesa che oggi le vicende legali facciano il proprio corso tra giudici e banchi di tribunale, e nella speranza da parte di cittadini, autorità ed enti locali, che quegli imponenti lavori, un giorno o l’altro, possano davvero riprendere.