VILLIMPENTA – Basamenti di mattoni, segmenti di ciottoli e massicciati di colonne e pilastri. Tracce della vecchia Villimpenta riaffiorate dagli scavi che da qualche settimana stanno interessando piazzale Don Ezio Foglia nell’ambito dei lavori di rigenerazione urbana legati al progetto “Piazza diffusa”, finanziato dal bando di Regione Lombardia e avviato dall’amministrazione comunale. Il loro ritrovamento aveva comportato la temporanea interruzione del cantiere affidato alla ditta Vierre Costruzioni Generali per consentire alla Soprintendenza dei beni culturali di visionare la relazione archeologico-geologica al fine di stilare la mappatura di quanto emerso e verificare se risultasse di valenza storica tale da rientrare in regime di tutela. Così non è stato e perciò i lavori hanno potuto riprendere ieri mattina. Resta tuttavia lo stupore per quando ricomparso dall’area sottostante la piazzetta, che a tale profondità non veniva indagata dall’inizio del Novecento, tanto da restituire, oltre a quanto elencato in premessa, anche resti lignei di una cassa deteriorata. Le fonti archivistiche collocano in quella porzione (che presumibilmente non sarà la sola) una sepoltura collettiva, parte di un piccolo cimitero che sarebbe giaciuto a lato della chiesa, come da consuetudine dell’epoca (un tempo si faceva così – usanza peraltro che perdura in certi luoghi come l’Alto Adige – principalmente per legare la morte, quindi il suffragio dei defunti, alla chiesa in quanto luogo della rinnovazione del Sacrificio di Cristo che allevia qualsiasi pena del Purgatorio. In tal modo i fedeli, andando alla messa, potevano dilungarsi a compiere una visita alle tombe dei propri cari per “estendere” le grazie anche a loro). Tra i segreti nascosti sotto l’asfalto anche le fondamenta – demolite proprio ieri mattina – del piccolo casottino orafo del signor Beppino, che i cittadini più avanti con gli anni ricordano con affetto. Ricordiamo che i lavori prevedono la ripavimentazione con blocchetti in porfido, una nuova canalizzazione delle acque piovane e la posa di alcune sedute in marmo davanti alla biblioteca.
Matteo Vincenzi