L’Italia a pelo d’acqua timore di annegamento. Aciemme, fino in fondo

A tutto Tibre

La Curva Te, cuore del tifo mantovano

MANTOVA Vuoi vedere che Di Maio e Salvini (rispettiamo l’ordine alfabetico teso ad evitare ulteriori baruffe fra i due) si comportano come i famosi ladri di Brescia che quotidianamente se ne dicono di tutti i colori e poi, nottetempo, strolicano, da attori consumati, il modo per tirare avanti in barba alle previsioni generali -in realtà si tratta di auspici condivisi dalla maggioranza degli italiani- che parlano della fine ormai prossima del Governo. Ladro e baro. Qualche minuto dopo lo spoglio delle elezioni europee, potrebbe arrivare l’annuncio della fine del governo giallo-verde. Occhio comunque: Di Maio e Salvini, in assoluto, non sono degli sprovveduti e la prudenza consiglia di prenderli con le pinze. D’accordo, il debito dell’Italia è mostruoso ma non è uno scoop: abbiamo letto che Giuseppe Pella, presidente del Consiglio nei primi anni Cinquanta, si era trovato a dover sistemare l’esercizio finanziario ‘51-‘52 che aveva fatto registrare un disavanzo di 369 miliardi di lire, ammontando a 1.455 gli introiti e le spese a 1.824 miliardi. Sempre in lire.
Dato che l’Italia è un paese di santi, di poeti, di navigatori e di musicisti, negli anni il disavanzo ha fatto registrare crescendi rossiniani. Se le cifre degli anni ‘50 fanno sorridere, ora ci sarebbe da piangere. Ma la cosa sembra interessare fino ad un certo punto anche se conferma che l’Italia è da medaglia d’oro nel nuoto subacqueo. Sono passati quasi 70 anni e il paese continua a camminare carponi, preparandosi in tal modo all’assalto finale che non dovrebbe essere indolore. Anzi. In due si soffre a metà, hanno detto Di Maio e Salvini. Può essere, ma i milioni di connazionali che tirano la carretta, riusciranno a dormire sonni tranquilli? Ci sembra d’essere tornati ai tempi del Liceo quando, dopo decine e decine di parentesi tonde, quadre, grafe, di sottrazioni e divisioni, il risultato finale presentava chilometri di decimali e non già le due-tre cifre secche risultate invece ai primi della classe.

Una cosa del genere forse sta capitando ai ragionieri dello Stato: la tragedia è che a la fin dla güciada a dover pagare saranno sempre i soliti. Ovvero noi. Ci si riunisce, si discute, si rinvia, la patata è sempre più bollente ma nessuno ha il coraggio di pelarla. Per questo il nostro futuro si presenta ondivago con la barra che punta decisamente verso la tempesta. Giovedì scorso, puntuale, anche nel Mantovano il primo avvertimento.
Dalle nostre parti tiene banco la querelle Pro Gest-Palazzi, quest’ultimo in rappresentanza dei cittadini mantovani. Motivo del contendere la puzza che la cartiera emanerebbe -da sottolineare che le proteste arrivano da parecchie persone- anche se le indagini hanno escluso che il depuratore non funzionasse a dovere, tant’è che è stata tolta la squalifica in un primo tempo comminata all’azienda. Un braccio di ferro logorante nel quale ragioni e torti si alternano, si sovrappongono: l’impressione nostra -ma potremmo anche sbagliare- è che l’approccio fra Mantova e la famiglia Zago sia nato col piede sbagliato. Palazzi va dritto al bersaglio asserendo “nessun contatto con chi non considera i timori della comunità”; i dirigenti Pro Gest rispondono di aver rispettato le regole. Un colpo al cerchio e un altro alla botte recita l’adagio, ma nel nostro caso serve una decisione che tagli la testa al toro. Tanto per usare un’altra frase fatta. Alle spalle ci sono persone che attendono di poter riprendere il lavoro usato.
Intanto l’Ikea ha fatto sapere di non essere interessata ad uno stabilimento nel Mantovano, che l’azienda ritiene in posizione non strategica. Peccato. Non male la trovata di don Renato Pavesi, rettore della basilica di S. Andrea, recentemente messa in ordine e restituita completamente alla sua magnificenza. Però le spese sono state parecchie e quindi don Renato, per concludere l’opera, ha pensato bene di correre ai ripari, lanciando una simpatica proposta, ovvero l’adozione, tramite offerta dei fedeli, delle 600 sedie che abbisognano di manutenzione. Adozione con personalizzazione, al costo di 100 euro mentre per l’ingresso nell’albo dei donatori, saranno sufficienti 50 euro. Ma si ricevono anche offerte libere: il costo per rimettere in sesto le sedie, è stato calcolato in 52.000 euro. Se, come crediamo, l’idea sarà sposata dai fedeli, S. Andrea già tornata bella fuori, lo diventerà anche dentro.
Ora cose di calcio. Mantova e Como sono al redde rationem: ancora due gare e poi il verdetto. I lariani precedono i biancorossi di due lunghezze e ovviamente sono favoriti, ma si sa, nel calcio tutto è possibile. Da milanisti traditi -uno sconcio la prestazione offerta nella semifinale con la Lazio- non abbiamo più certezze: l’augurio è che il Mantova possa ricondurci sulla strada maestra. I biancorossi di Morgia, al pari dei colleghi comaschi, hanno disputato un campionato straordinario; la speranza è che si possa arrivare alla doppia promozione. Fate voi in che modo: spareggio, play off; le vie del Signore sono infinite. Intanto vediamo di sbarazzarci del Sondrio; inutile aggiungere che l’apporto dei sostenitori virgiliani sarà come sempre determinante. La C chiama: dobbiamo essere tutti pronti a rispondere.
Alberto Gazzoli