L’ottobrata prosegue fino a domani: cielo sereno o poco nuvoloso ma con molta foschia

MANTOVA  Il clima soleggiato e molto mite dei giorni scorsi è destinato a proseguire anche nel fine settimana. Ieri l’alta pressione che domina incontrastata da domenica scorsa ha portato il termometro vicino ai 25 gradi grazie all’assenza di nubi e alle correnti meridionali. È stato tuttavia segnalato qualche banco di nebbia notturno, fatto che unitamente all’aumento della foschia testimonia la vecchiaia dell’anticiclone e il suo prossimo passaggio di mano a correnti occidentali molto meno stabili.
Quello di ieri è stato il culmine di una situazione anticiclonica denominata «ottobrata», e che in passato ha portato le temperature su valori anche più elevati rispetto a ieri. Nel 2018 e nel 2019 valori vicini ai 25 gradi sono stati raggiunti nella seconda decade del mese (nel 2017 anche 26°). Nel 2018 molte zone della Valpadana occidentale toccarono addirittura i 30 gradi, Milano compresa. La situazione tardo estiva delle ultime ore sta tuttavia per cambiare. O meglio: oggi e domani il tempo rimarrà sostanzialmente invariato, con prevalenza di sole, più foschia e temperature diurne comprese fra 22 e 24 gradi. Da domani l’Italia inizierà ad avvertire gli effetti di una depressione in avanzamento verso il Tirreno meridionale i cui effetti ci concentreranno soprattutto sulle regioni centromeridionali della Penisola, lasciando il nord sotto una certa copertura nuvolosa ma con fenomeni limitati a qualche breve pioviggine sia domenica che lunedì mattina. Una seconda perturbazione potrebbe arrivare giovedì, ma non sembra al momento in grado di produrre fenomeni più importanti. Un ottobre non piovoso sul nord è da leggere tutto sommato positivamente. I mari che circondano l’Italia sono ancora troppo caldi e l’arrivo di fronti perturbati particolarmente attivi potrebbe creare situazioni alluvionali ad elevato rischio come nel caso del 2018 (in Veneto è ancora vivo il ricordo della maxi perturbazione di Vaia) e del 2010, quando nel veronese e nel vicentino strariparono diversi fiumi (il centro storico di Vicenza finì sott’acqua). Ottobre e novembre sono poi i mesi delle storiche alluvioni polesane del 1951 e del 1966. La prima, in particolare, per poco non interessò anche il mantovano. Al momento, non sono non si intravedono insomma segnali di tempo inclemente. Eppure l’ovest della Valpadana – che di pioggia ne ha vista molta meno rispetto alla parte est – vede tutt’ora una situazione di forte siccità. Anche il mantovano, dopo un settembre non così piovoso, di un po’ di pioggia avrebbe certamente bisogno. A tutt’oggi ma non appaiono sulle carte neanche i primi segnali di raffreddamento, quest’anno particolarmente temuti per la necessità del riscaldamento in anticipo che potrebbero comportare. Per i prossimi 10 giorni almeno ne faremo certamente a meno. L’anno scorso le temperature erano di circa 2-3 gradi più basse rispetto agli ultimi giorni, mentre nel 2020 i giorni 11 e 15 la massima non superava i 12°. Ad oggi, queste temperature restano lontane.