Calcio dilettanti – Il grido delle società: “Chiudiamo qui i campionati”

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Mantova Il balletto dei rinvii continua. Prima una giornata, poi due. Fino all’8 marzo, anzi fino al 15. Lunedì ci ha pensato il Coni (per la verità, il Crl l’aveva preceduto) a mettere tutti d’accordo annunciando la sospensione di tutte le attività sportive fino al 3 aprile, decisione poi suffragata dal governo tramite decreto. Le squadre dilettantistiche però non si possono allenare fino a quella data per cui, anche nella migliore delle ipotesi, i campionati non potrebbero ripartire prima del 19 aprile, ammesso e non concesso che l’emergenza sanitaria si risolva entro il mese.
Le società sono stremate e chiedono in coro ai vertici federali di prendere una decisione definitiva. L’unica adottabile in questa situazione di estrema emergenza: decretare la fine anticipata dei campionati.
«Siamo fermi dal 20 febbraio – sottolinea il dg della Gove, Fausto Cominotti – bene che vada ci toccano 40 giorni di inattività. Le competizioni di fatto sono già falsate, senza considerare lo sforzo mentale e atletico cui saremmo chiamati per completare la stagione giocando per un mese ogni tre giorni. Questo per quanto riguarda l’aspetto sportivo. Poi c’è quello economico: ogni giorno che passa è per noi un inutile aggravio delle spese. Giocheremo a porte chiuse? Altra mazzata. Chiudiamola qui, salviamo i bilanci e cominciamo a programmare la prossima stagione, anche perchè la crisi attuale avrà riflessi al momento inimmaginabili».

Il presidente del Castiglione, Andrea Laudini, si unisce al coro, ma chiede chiarezza sul destino di questa stagione. «Non mi pare ci siano le condizioni per portare a termine i campionati in modo regolare. Fosse per me – dice – annullerei promozioni e retrocessioni, ma è giusto che gli organi competenti si assumano la responsabilità delle decisioni. E noi le accetteremo di buon grado».

«Qui abbiamo sospeso tutta l’attività fin dall’inizio dell’emergenza – racconta il presidente del San Lazzaro,  Angelo Valenza – abbiamo fermato i giovani, naturalmente, ma anche la prima squadra. Cancellare i campionati è una decisione dolorosa, ma inevitabile. E per quanto riguarda le classifiche, confidiamo nel buon senso delle istituzioni sportive».