Calcio – Mantova, quando promozione faceva rima con festa

Poggi e compagni in passerella sotto la Te nel 2005
Poggi e compagni in passerella sotto la Te nel 2005

MANTOVA La promozione che verrà certificata a breve non avrà niente a che vedere con le 13 precedenti conquistate dal Mantova. Non intendiamo nel merito (tutt’altro), quanto nella forma. Nessuna festa, perlomeno pubblica. Niente invasioni di campo, docce di champagne nello spogliatoio, caroselli con bandieroni lungo le strade. Consoliamoci dunque con le celebrazioni del passato, rievocando le 13 promozioni del Mantova dagli anni Cinquanta ad oggi.
Il primo trittico è storia ai confini con la leggenda:  1957-58 dall’allora IV Serie alla C;  1958-59 dalla C alla B;  1960-61 dalla B alla A. È il Piccolo Brasile che tutta l’Italia meraviglia e fa parlare, con Mondino Fabbri alla guida e atleti fondamentali nella storia dell’Acm come Giagnoni, Micheli, Longhi e Recagni, giusto per citare gli unici presenti in tutte e tre le gloriose annate (e non si offendano gli altri, pure immensi protagonisti). Lo zenit fu lo spareggio di Marassi, il 28 giugno ’59, con 6mila mantovani ad invadere Genova per sostenere l’Ozo (main sponsor ante litteram) nello spareggio col Siena per la B, deciso da Fantini.
Nel  1965-66 il Mantova di patron Zenesini e mister Cadè, retrocesso in B, ritrova subito la via maestra e all’ultima giornata conquista il terzo posto che gli vale il ritorno in A. Stesso percorso nel  1970-71, sempre con Zenesini sulla plancia di comando. I biancorossi, allenati da Giagnoni, sono al terzo campionato di fila in B e lo vincono con una giornata d’anticipo: sarà l’ultima promozione in A.
Per far festa toccherà attendere fino al  1985-86, prima di tre promozioni consecutive dalla C2 alla C1. Questa forse è la più esaltante, perchè ottenuta ai rigori nello spareggio di Piacenza con l’Ospitaletto; oltre 10mila i tifosi al seguito, sulla panchina biancorossa siede Giorgio Veneri. Non meno appaganti quella del  1987-88 con Mario Corso (presidente Pasquali), sublimata da un’esaltante vittoria sul VeneziaMestre al Martelli; e, soprattutto, quella del  1992-93 firmata dal duo Tomeazzi-Giagnoni e Grigolo presidente. Qui il Mantova stravince il campionato, schiacciando la concorrenza in un girone d’andata condotto a ritmi infernali e gestendo poi il vantaggio nel ritorno. Tra i protagonisti di quella stagione ricordiamo Nervo, Martini, Perini, Pregnolato, Cozzella.
L’anno dopo il Mantova prova la scalata alla B, ma non ce la fa e a fine stagione fallisce. Si riparte dall’Eccellenza, con Romano Freddi nuovo presidente. Immediata la risalita in D nel  1994-95 (Panizza alla guida); più ripido il gradino che porta in C2, scalato nel  1996-97 con Frutti sostituito alla settima giornata da Ragazzoni.
Il Mantova torna alla ribalta nazionale con Fabrizio Lori, ma il primo tassello di questa nuova era lo mette Alberto Castagnaro, con l’esordiente Di Carlo in panchina: promozione in C1 nel  2003-04, quella ottenuta in pullman verso Biella, complice risultato favorevole del Sudtirol che giocava in anticipo. L’anno dopo, stagione  2004-05, arriva appunto Lori, l’organico viene potenziato con innesti decisivi (Hubner e Poggi, poi Tarana e Cioffi) e il Mantova si regala ai play off una memorabile promozione in B dopo un’assenza di 32 anni. La finale di ritorno col Pavia (3-0 dopo 9 minuti di gioco) resta uno dei momenti più alti e inebrianti della storia biancorossa. Il seguito poteva riservare soddisfazioni ancora più grandi, ma sappiamo com’è andata.
E arriviamo così al  2010-11. Il Mantova, nel frattempo fallito, vince al primo tentativo il campionato di Serie D e torna subito tra i prof. Il condottiero è Archimede Graziani, mentre nella stanza dei bottoni Bruno Bompieri è il capofila di una cordata di soci, perlopiù mantovani. Sono queste le ultime istantanee di gioia vissute in viale Te. Si attende un aggiornamento del copione, anche a costo di rinunciare alla festa. Di questi tempi, ci si può accontentare.