CASALROMANO L’avventura di Marco Bresciani alla guida del Casalromano è durata giusto mezzo campionato, dall’esordio a Desenzano, alla 7ª giornata, in luogo dell’appena esonerato Bizzoccoli (per la cronaca i gialloblù vinsero sul campo dell’allora capolista), allo stop causato dall’emergenza sanitaria proprio alla vigilia del retour match con i gardesani. Con 21 punti, il Casalromano era in lotta per salvarsi senza passare dai play out. «A dicembre – ricorda il tecnico bresciano, di nome e di fatto – la squadra è stata praticamente rifatta. Si cercava di risalire la china, poi è successo quello che sappiamo e la stagione, di fatto, è finita lì. Ho passato questi tre mesi lontano dai campi lavorando e cercando di restare in salute, il calcio improvvisamente non è più stato una priorità. La voglia di ripartire adesso è forte, pur tra mille difficoltà. Mi metto però nei panni dei dirigenti, li aspetta un compito arduo».
«Le società dovranno fare tante valutazioni – prosegue il mister – anche qui a Brescia mi aspetto un forte ridimensionamento e tutti dovranno probabilmente fare un passo indietro, noi allenatori e anche i giocatori. I dirigenti dovranno essere ingegnosi, inventare soluzioni nuove per abbassare i costi. Vedo che alcuni club cominciano a unire le forze, mi aspetto altre fusioni eccellenti». L’assist è troppo ghiotto per non approfittarne perchè, se si parla di fusioni, quella tra Asola e Casalromano è caldeggiata da più parti. E Bresciani, a quanto pare, sarebbe allenatore gradito ad entrambe le fazioni. «Posso dire che mi fa piacere – si schermisce il tecnico – ma sono stato a Ghedi per anni e di società lì ce n’erano addirittura tre, quindi non vi so dire se questa fusione si farà mai. Potrebbero trarne vantaggi tutti, per i motivi che dicevo prima, ma io sono un allenatore e non voglio sconfinare in settori che non mi competono. Posso dire, questo sì, che il Casalromano è una piccola società, ma fatta di grandi persone. Che meriterebbero maggiori soddisfazioni. Mi sento spesso con i dirigenti, in particolare con il direttore Marini, che è anche un amico, e ho sempre detto loro che non ci sono problemi: quando saranno a posto, mi chiamino pure e io vado. Sarà la prima società con cui andrò a parlare, per correttezza ed educazione. Ma anche perchè lì ho lavorato bene, con persone squisite. Ce ne vorrebbero tante di società così, sarebbe da restarci dieci anni».