Calcio Serie C – Guccione: “Mantova, sei il top. Ecco perchè resto qui”

Filippo Guccione
Filippo Guccione

MANTOVA «Perchè ho scelto di rimanere al Mantova? Perchè Mantova è il top». La prima intervista di  Filippo Guccione, dopo il prolungamento del contratto fino al 2024, potrebbe anche concludersi qui. Con questa risposta che racchiude tutto. Se non fosse che, dietro questa scelta, c’è la bella storia di un calciatore che ha saputo rimettersi in discussione e in gioco. Riprendendosi quel che sembrava perduto, in una parabola che comprende illusioni e delusioni, orgoglio e riscatto. Un percorso che lui stesso ha sintetizzato in un post su  facebook, poche ore dopo la firma sul contratto.
 Dunque Filippo, qual è il motivo principale per cui hai scelto di restare?
«La verità è che non c’era un solo motivo per rifiutare la proposta della società. La piazza, il progetto… tutto mi ha convinto ad andare in questa direzione».
 Mai avuto dubbi?
«Mai. Non sono abituato a guardare troppo lontano, preferisco rimanere ancorato al presente e su quello concentrarmi. Il mio presente è Mantova e, per come sta andando, non potrei desiderare di meglio».
 Cosa ti è passato per la mente mentre firmavi il contratto?
«Un sacco di cose. Ho pensato che nessuno mi ha mai regalato niente. Non ho avuto spinte, non provengo da settori giovanili blasonati. Tutto quello che ho raggiunto è frutto della costanza del mio lavoro, della mia tenacia e della continua voglia di migliorarmi».
 Il Mantova è un punto di partenza o di arrivo?
«Senza dubbio di partenza. Ogni volta che entro al Martelli provo la stessa emozione del primo giorno. Ciò significa che la mia storia col Mantova è viva, piena di capitoli da scrivere. Quando non proverò più certe sensazioni, allora sì sarà tempo di cambiare».
 Il Guccione di 5-6 anni fa, quello che giocava in Eccellenza, avrebbe mai immaginato un percorso simile?
«Mai. In C avevo già disputato due stagioni, poi è iniziata la caduta, prima in D e poi in Eccellenza. Lì mi sono detto: “è finita”. Ho cominciato ad aumentare di peso, la sfiducia ha preso il sopravvento, il mio atteggiamento non era più quello di un calciatore che vuole emergere».
 Poi cos’è successo?
«Ho messo su famiglia, è nato mio figlio Cristian e da lì la mia vita è svoltata. È scattato qualcosa a livello mentale. Mi sono rimesso in forma, sono ritornato in D ed ho vinto la classifica cannonieri con la Pro Sesto».
Poi è arrivato il Mantova…
«Sì. Poteva arrivare qualche anno prima ma, col senno di poi, dico che è arrivato nel momento giusto. Con una società solida e una proprietà seria».
 Quest’anno hai toccato 14 gol, non lontano dal tuo record di 19 con la Pro Sesto…
«Sì, ma i numeri non sono paragonabili. Vi assicuro che il livello in C è sensibilmente più alto rispetto alla D. “Arrivare alla doppia cifra sarebbe già un sogno”, dicevo ai miei amici prima di iniziare il campionato. Sono a 14 e questo mi rende orgoglioso».
 Ti senti un giocatore più completo rispetto a un anno fa?
«Mi sento più pronto. Il calcio si evolve, non ti aspetta. E tu devi stargli dietro, adattarti, crescere con esso. Sia a livello mentale che fisico. Io penso di averlo fatto, grazie all’aiuto fondamentale di mister Troise, dello staff tecnico e dei miei compagni di squadra».
 I tuoi compagni, appunto. In questa crescita generale che ruolo hanno avuto?
«Ho la fortuna di far parte di un grande gruppo, e non sono frasi fatte. Un gruppo estremamente professionale e dotato di grande personalità. Se non avessimo avuto carattere, non avremmo reagito come abbiamo reagito dopo lo 0-6 col Padova».
 Hai pensato a come avrebbero gioito i tifosi sotto la Te, dopo il tuo rigore alla Vecomp?
«Eccome se ci ho pensato! È il più grande rammarico di questa stagione, soprattutto per me che ho avuto modo di assaporare appieno il calore dei tifosi mantovani. Non vedo l’ora di rivedere gli spalti pieni».
 Ancora una volta, nella trasformazione del rigore, hai denotato un’invidiabile freddezza…
«Vuoi la verità? Me la stavo facendo sotto, altro che freddezza! Ma è andata bene».
 I play off sono un obiettivo raggiungibile?
«Noi siamo lì e abbiamo voglia di provarci. Mancano 7 partite e daremo il massimo. Di più non dico: sono molto scaramantico».
 Questa domenica sarete spettatori…
«È andata così, ma non so dire se sia un bene o un male. Stavamo attraversando un buon momento, quindi eravamo pronti per giocare a Ravenna. Avremo comunque qualche giorno in più per preparare lo scontro diretto con la Feralpi, davvero affascinante».
 Torniamo a te. Il Mantova ti ha blindato fino al 2024, ma se qualche squadra di B ti cercasse cosa faresti?
«Io ho firmato il contratto, quindi la mia volontà mi sembra chiara. Diciamo che, in quel caso, la palla passerebbe alla società».
 Qual è la tua prossima meta, da raggiungere col Mantova?
«Come ti dicevo prima, sono troppo concentrato sul presente e non mi piace spingermi avanti. Quindi penso a lavorare per migliorarmi, qui e ora».
 Tra i tanti che si sono congratulati, c’è qualcuno che merita un ringraziamento particolare?
«La mia famiglia, perchè se lo merita davvero. E poi i miei compagni. Per il resto vedo che tutti, ma proprio tutti, sono saliti sul carro. Fortunatamente so distinguere quelli sinceri da quelli finti».

Gabriele Ghisi