Palazzi tira dritto: “Concerti? Sono 30mila sì contro 20 no”

Mattia Palazzi (a destra) con Noel Gallagher
Mattia Palazzi (a destra) con Noel Gallagher

Mantova È un attacco senza esclusione di colpi quello che il sindaco indirizza a tutte le forze del centrodestra all’indomani del tamtam anti-concerti sollevato dal centrodestra sui social network.
Sindaco, centinaia di migliaia di euro per animare l’estate non sono troppi?
«180 mila euro più Iva su 1,4 milioni di costo totale, con oltre 1 milione di rischio privato e 200 mila euro di sponsor. I dati sono questi e sciolgono come neve al sole la demagogia. Mi chiedo come mai però non fate mai i conti di quanti soldi portano alla città, ad alberghi e b&b, bar e ristoranti, parcheggi e lavoro, oltre 200 persone impegnate fra attrezzisti, sicurezza, operai. Ogni euro investito in cultura ne porta almeno 4. Sono analisi del Sole 24 Ore, basta leggerle».
Il centrodestra (Baroni, Baschieri, Rossi, Gialdi e altri) storcono il naso sulla sua politica “spettacolo” che crea più disagi che indotto alla città. Cosa replica?
«Intanto è falso che crei disagi e non indotto alla città. Non si può volere una città viva e attrattiva e poi voler tornare indietro per 5 giorni di concerti. Detto ciò, non avendo fatto nulla quando governavano, criticano ciò che funziona. Sodano, Baroni & c. si dovrebbero chiedere come mai Bianchi recupera 30 stanze in piazza Sordello adesso, e imprenditori vicentini investono ora su Mantova riaprendo dopo 12 anni l’hotel San Lorenzo. Rispetto allo scorso anno abbiamo fatto due concerti in meno in piazza Sordello per andare incontro ai residenti, ma le piazze servono per essere vissute, nella storia delle città è sempre stato così. Inoltre se per loro 30 mila persone in più a Mantova nelle nostre piazze, in una settimana, sono poca cosa, devono spiegare ai Mantovani perché non sono mai riusciti a portare artisti internazionali in città. Mi sembra la solita voglia di polemizzare su tutto a prescindere. Riescono a polemizzare persino sui cantieri che servono alla città, hanno in questi 4 anni votato contro a tutto: torre della Gabbia, Esselunga, Mantova Hub, Pradella. Ma che idea hanno di città?».
È convinto davvero che 30mila persone distribuite in più stagioni, come rileva criticamente Sodano, siano un successo?
«Più stagioni? In una settimana, non in più stagioni. Ma almeno il programma dei concerti l’ha guardato?».
Anche qualcuno della maggioranza però, come Grandi, dubita che la cultura si possa fare con soldi pubblici. Lei come giustifica questo “investimento”?
«Grandi dice che Mantova non può vivere di solo turismo e su questo sono totalmente d’accordo: siamo quelli che hanno portato Rossetto a Valdaro, che darà 85 posti di lavoro, ed Esselunga con 80 posti. Detto ciò, cultura e turismo non sono altra cosa dall’economia, lo chieda al ristorante Marechiaro o Chalet Te, o ai bar e ristoranti che hanno tenuto aperto sotto i portici la sera dei concerti. Ovvio, chi ha chiuso alle 9 il bar di sicuro non ha sentito il beneficio dei concerti».
Quest’anno non si sono sentite sonorità esagerate in piazza Sordello, ma la location è comunque oggetto di numerose contestazioni, non solo dai politici. Non pensa di delocalizzare al Martelli o altrove i grandi concerti, almeno per mitigare i disagi?
«Chiunque conosca minimamente il settore, e come scelgono artisti internazionali quali quelli che abbiamo portato, sa bene che non sarebbero mai venuti al Martelli. In tutte le città come Mantova i concerti così si fanno nelle piazze storiche, ovunque. Chi dice “andrebbero fatti altrove”, oltre a non spiegare dove, forse dovrebbe parlare con i promoter internazionali e capirebbe che non funziona così. L’alternativa è non farli, esattamente come non si facevano quando era sindaco Sodano. È legittimo, ma non è la nostra politica».
Sotto tiro ci sono anche le mostre. Chagall ha prodotto 70mila visitatori in 6 mesi. Braque solo 7mila. Pensa di ritarare in futuro la politica degli eventi?
«Che Braque fosse una mostra di grande qualità, ma di nicchia, lo sapevamo; non a caso è stata in primavera, periodo nel quale il turismo a Mantova non ha bisogno di mostre. Dopodichè ci criticano quando portiamo 70mila persone con Chagall e quando facciamo operazioni culturali più di nicchia. È evidente che per loro il tema non è mai il merito delle cose, ma solo la polemica per partito preso. Se riusciremo a portare altre grandi mostre esclusive da 80/150 mila presenze le collocheremo ancora in autunno inverno, stagione delle mostre e stagione fino a pochi anni fa magra per il turismo a Mantova. Dopodiché mi consenta di sottolineare che tutti i dati, dai pernotti agli ingressi nei musei sono di gran lunga superiori a quelli degli anni di governo del centrodestra. Tutti, non un solo dato è inferiore, nemmeno il numero di attività nel centro storico. Forse è un caso, ma forse è anche grazie a ciò che il Comune sta programmando in questi anni, visto che siamo sopra la crescita media nazionale. Sa cosa non rende credibili le loro polemiche? Il fatto di farle su tutto. Ormai sono come i cinque stelle, quelli del “no” a tutto, del bloccare tutto».