Il Pride è finito ma fa ancora discutere

MANTOVA Social in fibrillazione per la manifestazione Lgbtq+ (acronimo che ricomprende tutte le variabili delle scelte sessuali) che sabato ha sfilato per Mantova dal Te a piazza Sordello. Un “pride”, ossia letteralmente una festa dell’orgoglio per il quale il Comune è intervenuto non solo col patrocinio, ma con un contributo alle spese di 20mila euro. Ed è su questo che si concentrano le rimostranze dell’opposizione in consiglio comunale.
Il leader delle minoranze Stefano Rossi parte dal principio che il finanziamento all’Arcigay “La salamandra”, organizzatrice dell’evento, dovrebbe comportare una par condicio: «Mi aspetto allora che a settembre il Comune finanzi anche una manifestazione pro famiglie con altri 20mila euro. Nelle forme, quella di sabato è stata per me una pagliacciata, dato che nessuno contesta nulla alla natura omosessuale. Io contesto solo gli slogan e le volgarità gratuite. La gente stessa vorrebbe capire di che cosa la si accusa ricorrendo a quelle forme di provocazione. E comunque, il Comune stesso dovrà spiegare la quantificazione del contributo. L’ente può finanziare solo il 50% degli eventi dietro presentazione delle pezze giustificative dei costi sostenuti dagli organizzatori. Verificheremo se questo “pride”, che non ha utilizzato particolari strutture, sia davvero costato 40mila euro, tanto da richiedere uu co-finanziamento di 20mila», conclude Rossi.

Il capogruppo di Forza Italia Pier Luigi Baschieri scende invece direttamente in campo con riferimento agli attacchi verbali indirizzati, fra gli altri, anche al nostro giornale. «Gli attacchi rivolti al quotidiano la Voce di Mantova dal palco del Gay Pride da parte di alcune associazioni vicine alla sinistra rischiano di essere un boomerang per la ampia comunità Lgtb. Il sindaco Mattia Palazzi e l’assessore alla famiglia Chiara Sortino dovrebberoprendere le distanze dagli attacchi ingenerosi alla libertà di stampa».
Nel merito poi dell’iniziativa, aggiunge Baschieri, «se non ci fosse la famiglia naturale, quella formata da una mamma e da un papà, non ci sarebbero nemmeno i gay. Utero in affitto e figli in provetta non sono argomenti all’ordine del giorno di questo governo, e già peraltro bocciati dall’opinione pubblica oltre che dalla legislazione. La lotta al contrasto all’omofobia è invece un tema che sta a cuore al centrodestra e a tutte le persone di buon senso. Politicizzare però questa battaglia con gli estremismi che cavalca Elly Schlein potrebbe risultare controproducente per la stessa sinistra: dopotutto i gay non sono solo di sinistra, come qualcuno vorrebbe farci credere. Quanto ai finanziamenti comunali dati alle associazioni amiche organizzatrici della parata, la reputo un’azione politica inopportuna» conclude il consigliere azzurro.