Violenza sessuale su una minore, condannato il vicino di casa

MANTOVA Tre anni di reclusione per violenza sessuale perpetrata ai danni di una minorenne. Questo il verdetto di condanna emesso ieri, al termine del giudizio di primo grado, a carico di un 48enne magrebino residente nel Veronese. Nello specifico i fatti a lui contestati, occorsi però in territorio Mantovano, risalivano all’11 marzo di quest’anno. Quel giorno, stando alla ricostruzione degli inquirenti, la ragazzina – quindicenne – aveva chiamato al cellulare l’uomo, con il quale si conoscono da anni in quanto vicini di casa, chidendogli di compare al suo posto un pacchetto di sigarette, a fronte dell’impossibilità di poterlo fare di persona, vista la sua minore età. L’uomo, dopo aver acconsentito alla richiesta della giovane e accorrendo immediatamente sul luogo fissato per l’incontro, aveva quindi fatto salire sulla propria auto la vittima, per poi ritrovarsi, dopo aver percorso alcuni chilometri, in un luogo isolato nei pressi di Castelbelforte. A quel punto l’imputato, sempre secondo la pubblica accusa, aveva costretto l’adolescente a subire atti sessuali, quali insistenti tentativi di baciarla sulla bocca e sul collo nonchè palpeggiamenti nelle parti intime, per poi infine riportarla a casa. Ma una volta rincasata, ai genitori non erano però sfuggiti gli strani ed evasivi comportamenti della figlia. Quest’ultima, incalzata dalle domande del padre, aveva così raccontato quanto accaduto, inducendo il congiunto a denunciare ai carabinieri l’amico di famiglia. Lo scorso maggio, il sostituto procuratore titolare del caso Fabrizio Celenza, ritenendo confutate le responsabilità dell’allora indagato ne aveva richiesto il rinvio a giudizio immediato. Nel corso della prima seduta dibattimentale, tenutasi in un’aula a porte chiuse, erano quindi stati escussi, in qualità di testimoni della procura, sia i genitori che la stessa persona offesa. Una sentenza quella statuita dal collegio dei giudici presieduto, da Enzo Rosina, che ha di fatto confermato in toto quanto avanzato in requisitoria dal pubblico ministero. Di diverso avviso invece il difensore dell’imputato, l’avvocato Silvia Ebbi, che per il proprio assistito aveva chiesto l’assoluzione, quantomeno subordinata alla formula dubitativa.