MANTOVA Gennaro Volpe, da Pozzuoli, nome in codice: Pendolino. La mente corre ad anni gloriosi del Mantova, come del resto sono questi che stiamo vivendo: dalla C2 fin quasi alla A in tre stagioni da sballo. Lui, Gennaro Volpe, c’era e correva. Sgroppate su sgroppate, avanti e indietro sulla fascia, o dove lo mettevano. Come un pendolino, appunto. «È un soprannome che amo molto – ricorda oggi – , perchè lo associo proprio ai miei anni mantovani. In seguito nessuno mi ha più chiamato così». Volpe, che ora ha 44 anni e vive vicino ad Empoli, era arrivato a Mantova nel gennaio 2002 e l’ha lasciata nel giugno 2006, poco dopo l’amara finale di Torino. Da lì cinque stagioni al Cittadella. E infine la lunghissima esperienza alla Virtus Entella: dal 2011 al 2016 come calciatore, col déjà-vu della doppia promozione dalla C2 alla B; e poi come allenatore (giovanili e prima squadra) fino al 2023. Mantova ed Entella si ritroveranno domenica, a Chiavari.
Gennaro, chi meglio di te per presentare questa partita?
«Lo faccio volentieri perchè sono due squadre che mi sono rimaste nel cuore».
Dunque, cosa ti aspetti?
«Una gara equilibrata e intensa. L’Entella ha entusiasmo, solidità, un’ottima organizzazione difensiva. E non perde da un anno. Il Mantova risponde con la tradizione, la passione dei suoi tifosi e un’identità di gioco che si è manifestata chiaramente negli ultimi due anni».
Ti piace Possanzini?
«Ha dato un’impronta moderna alla sua squadra. Pressing alto, qualità in fase di costruzione. E poi il Mantova mi sembra una squadra coraggiosa. In attacco ci sono giocatori che possono cambiare la partita in qualsiasi momento. L’unica incognita è che ha cambiato molto rispetto all’anno scorso, ma la sosta non può che avere aiutato».
Il Mantova può ambire a qualcosa di più della salvezza?
«Non lo so. Se vuole alzare le aspettative deve migliorare il rendimento fuori casa, visto che l’anno scorso ha incontrato qualche difficoltà. Il match di domenica potrà darci qualche indicazione in tal senso».
Si gioca sul sintetico…
«È tradizionalmente un punto di forza dell’Entella. Però per una squadra tecnica come il Mantova, abile nel palleggio e nel possesso palla, non è certo uno svantaggio».
Cosa ne pensi di Chiappella, mister emergente della Virtus?
«È la sua grande occasione. Viene da un biennio alla guida della Giana in cui ha dimostrato di essere un ottimo allenatore».
Quali possono essere i giocatori chiave?
«Del Mantova gli attaccanti: Mancuso, Galuppini, Falletti, Bonfanti… giusto per citare i primi che mi vengono in mente. Dell’Entella i terzini Di Mario e Mezzoni, che assicurano una bella spinta; Guiu, giocatore imprevedibile; e Franzoni, che secondo me ha i numeri per far bene anche in B».
Il Mantova può contare sui propri tifosi…
«Questo è sicuro. Immagino che saranno in tanti a seguire la squadra. Per certi versi, è come se il Mantova giocasse in casa».
Lasciamo la partita e apriamo il libro dei ricordi?
«Volentieri».
Cosa ha rappresentato per te il Mantova?
«È stata un’esperienza fantastica. Sono arrivato a 21 anni in una città che vive di calcio e mi ha trasmesso passione. Quello che abbiamo fatto sul campo, poi, è entrato nella storia. L’avvento di Lori è stato decisivo».
Chi ti senti di ringraziare a tanti anni di distanza?
«Sicuramente Boninsegna. Mi ha voluto lui, lo considero il mio padre calcistico. Ma ricordo con piacere tutti i miei ex compagni. Ogni tanto sento ancora Ciccio Graziani, che ricordo autentico trascinatore dentro e fuori dal campo. E poi Bellodi, Caridi…».
La partita che ti è rimasta nel cuore?
«Tante. Ma scelgo il derby con la Poggese perchè segnai il mio primo gol mantovano. Uno dei pochi (ride, ndr)».
La tua esperienza all’Acm poteva durare di più?
«Ho scelto io di andar via pur avendo un altro anno di contratto. In B ero stato impiegato poco da Di Carlo, mentre io sentivo che potevo starci. Poi l’ho dimostrato giocandoci cinque campionati col Cittadella e l’Entella».
Il capitolo all’Entella è stato ancor più importante…
«Beh, 12 anni tra calciatore e allenatore. L’Entella è stata casa mia. Ho visto crescere il club in maniera esponenziale, grazie al presidente Gozzi che ha creato un autentico modello. E non posso non citare il ds Superbi. Sono stato capitano della squadra, ho vinto tanto sia da giocatore che da allenatore. Il finale mi ha amareggiato (esonerato dopo tre giornate e una sola sconfitta, ndr), ammetto che non è stato facile accettarlo. Ma non cancella tutto il bello che ho vissuto a Chiavari».
Ora cosa fa Gennaro Volpe?
«Guardo partite, mi tengo informato in attesa di una panchina. Magari un giorno passo dal Martelli, è da troppo che manco».
Intanto cosa auguri alle tue ex squadre?
«Voglio bene sia al Mantova che all’Entella, quindi non farò pronostici per domenica. Spero solo che entrambe a fine stagione raggiungano gli obiettivi che si sono prefissati».








































