Fase due, governo e parti sociali ampliano il protocollo d’intesa

MANTOVA – «L’accordo, dopo un negoziato molto lungo e complesso con le associazioni datoriali, ha trovato una sintesi, che riassume le indicazioni dell’Inail e del comitato tecnico scientifico ed al tempo stesso rafforza ed amplia i contenuti del protocollo del 14 marzo per le misure di contrasto e contenimento del virus negli ambienti di lavoro». Queste il pensiero di Dino Perboni segretario generale Cisl Asse del Po, secondo cui il protocollo del 24 aprile dà ulteriore forza alla sua applicazione, in quanto la mancata attuazione o verifica di non conformità da parte degli organismi preposti, determina la sospensione dell’attività produttiva fino al ripristino delle condizioni di piena sicurezza. «Pertanto, si è sancito lo stop alle aziende che non assicurano il rispetto delle regole per la sicurezza e tutela della salute sul posto di lavoro. Inoltre, resta definitiva la possibilità, per i lavoratori delle aree più colpite dal coronavirus di misure aggiuntive specifiche, a partire dal tampone, per le quali il datore di lavoro fornirà la massima collaborazione. Infine, viene rafforzato il ruolo dei comitati aziendali, nonché l’istituzione di specifici comitati territoriali per consentire l’applicazione del protocollo anche nelle Pmi dove non è presente una rappresentanza sindacale. Sono questi i punti focali del nuovo protocollo siglato fra imprese e sindacati, con l’apporto del governo, sulle integrazioni al Protocollo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid -19. Come sindacati siamo soddisfatti di aver realizzato una maggiore ”cogenza” dell’accordo. Altro aspetto importante è l’impegno del governo ad inserire il Protocollo in appendice in un prossimo Dpcm, cosa che darebbe all’intesa una esigibilità più forte nei confronti delle aziende».