Addio al musicista Azio Corghi, mantovano d’adozione, compositore di caratura internazionale

MANTOVA Si è spento senza strepito, con la signorile eleganza che della sua vita era stata un tratto distintivo. Azio Corghi, classe 1937, torinese di nascita, guidizzolese per destino – da quando, come amava dire, i suoi occhi avevano incrociato quelli fatali della signora Magda, moglie, complice ed imprescindibile consigliera in ogni scelta – lascia il mondo della musica, mantovano non meno che italiano ed internazionale, orfano del suo ennesimo gigante. Un’esistenza dichiaratamente militante, spesa a scandagliare le ragioni dell’esistenza umana tra scrittura, ricerca e insegnamento, per farne una cartina tornasole di ciò che siamo stati, e di ciò che siamo. Una visione etica prima ancor che estetica, appresa alla bottega dei padri fondatori di un’Italia nuova, risorta dalla tragica pagina della guerra e del fascismo. Maestro instancabile di una moltitudine di musicisti, alcuni tra i più grandi del nostro tempo, e guida luminosa di chissà quanti altri, compositore raffinatissimo, attento indagatore delle più riposte suggestioni del passato quanto autorevole voce del nostro presente di cui ha cantato bellezze e contraddizioni, restituite nel solco di una scrittura densa, immaginifica, potente. Nel vasto corpus delle sue opere, rappresentate nei più importanti teatri del mondo, due i pilastri: il patrimonio classico come riferimento costante, e la letteratura, scintilla generatrice di pagine memorabili. Particolarmente fecondo il suo rapporto con José Saramago. “Io sono la trama, lui l’ordito”, aveva dichiarato il Nobel portoghese, parlando dell’amico. Ma, in un’ideale galleria di ritratti, costante anche il riferimento a Pasolini, Cechov, Rabelais, Sofocle. Pensatore sottile, ancor prima che penna guizzante, Corghi era stato tra i pionieri della Rossini renaissance, con la revisione critica de “L’Italiana in Algeri” commissionata da casa Ricordi e dal Festival Rossini di Pesaro. La frequentazione del genio rossiniano aveva acceso in lui la scintilla dell’opera. Un’opera con protagonista l’uomo, raccontato sin nelle più oscure pieghe, là dove l’incrollabile ragione incontra un’altrettanto ferma pietà. Blimunda, Giocasta, Gargantua, il Dissoluto Assolto e mille altri. Lo scorso giugno lo avevamo intervistato. Una chiacchierata intensa e toccante, scandita da quella signorile informalità che gli era propria. Aveva accettato di regalarci un po’ del suo tempo per ripercorrere un viaggio a ritroso, fino al suo primo incontro con la musica. Ecco. Se sottopelle covava l’immenso magma di una sapienza d’altri tempi, erano la semplicità e l’intima gentilezza a fare di Azio Corghi un signore d’altri tempi. Lieve e granitico. Riannodarne i fili di tanta bellezza chiederebbe ben altri spazi. Oggi è il tempo della commozione. E di un ultimo, sentito grazie per tanta musica, tanta vita.