MANTOVA – Non ce l’ha fatta Atilio Ndrekai, il 23enne albanese di San Giorgio, vittima assieme ad un amico del brutale pestaggio perpetrato ai loro danni tra giovedì e venerdì nei pressi del centro commerciale “La Favorita”. Troppo gravi, infatti, le ferite e i traumi riportati dal ragazzo a seguito del sanguinoso agguato, soprattutto nella zona del capo, e che i medici avevano tentato di ridurre subito dopo il suo arrivo in ospedale attraverso un doppio delicato intervento chirurgico, purtroppo rivelatosi vano per salvarlo. La morte clinica del giovane è stata dichiarata nel primo pomeriggio di ieri dall’equipe del reparto di rianimazione del Carlo Poma, con relativo avvio come da prassi della triplice procedura di spegnimento della strumentazione per la respirazione artificiale protrattasi poi fino a tarda ora, dopo un quadro clinico apparso già venerdì però del tutto irreversibile. Restano invece al momento ancora appese a un filo le speranze per l’altro giovane aggredito Pier Francesco Ferrari, 35enne mantovano residente alle porte del capoluogo, attualmente in coma farmacologico nello stesso reparto rianimazione del nosocomio virgiliano. Per lui la prognosi rimane dunque gravissima seppur con qualche flebile possibilità in più di salvarsi. A questo punto, con il pressochè certo decesso del 23enne straniero, cambia parzialmente l’ipotesi accusatoria avanzata inizialmente dalla procura di via Poma: non più duplice tentato omicidio in concorso ma omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e tentato omicidio. Sul fronte delle indagini invece pare ormai assodata l’ipotesi dell’agguato teso ad un regolamento di conti. Sulle tracce degli investigatori vi sarebbe un gruppo di almeno quattro-cinque soggetti, a quanto pare tutti di nazionalità albanese, responsabili di aver attirato la coppia di amici in una trappola mortale. Il loro intento infatti, stando alla crudeltà del raid da loro perpetrato, sarebbe stato proprio quello di uccidere. Nessun atto improvvisato e degenerato oltremodo dunque ma un piano criminale ben studiato e l’efferatezza dei colpi da loro inferti ai malcapitati ne sarebbe l’esatta riprova. L’allarme era scattato poco prima delle 3 del mattino del 2 luglio scorso quando un passante aveva rinvenuto i giovani riversi a terra all’altezza della rotatoria di via Melchiorre Gioia. Quando sul posto erano sopraggiunti i sanitari del 118 e i carabinieri la situazione per entrambi era parsa alquanto disperata. «Non capisco come si possa voler ammazzare così a sangue freddo due ragazzi», queste le parole a caldo alla Voce di un parente di una delle vittime.