Come gestire un allevamento da latte in tempo di crisi: la ricetta del professor Michele Campiotti

MANTOVA Fare l’allevatore di vacche da latte oggi conviene? Questa la domanda alla quale
il professor Michele Campiotti, dottore agronomo specializzato in aziende del
settore lattiero-caseario, ha cercato di dare una risposta questa mattina, nella
sede di Confagricoltura, che ha ospitato il partecipatissimo convegno “Come
cambia la gestione dell’allevamento da latte negli scenari attuali: analisi dei costi
aziendali”.
«Partiamo dal fatto che, nel fare impresa, la sostenibilità economica è la base –
ha detto in apertura Manuel Lugli, presidente della sezione latte di
Confagricoltura Mantova – e ogni azienda dunque deve essere in grado di
produrre reddito. Ma oggi, con la contingenza globale alla quale stiamo
assistendo, i costi spesso superano i ricavi. Ci troviamo in una situazione
paradossale, nella quale il latte si è fortemente rivalutato, sia quello alimentare
che quello destinato alle Dop, ma con rincari gestionali che vanificano del tutto
questa crescita del prezzo».
Come fare dunque? Una risposta ha provato a darla Campiotti, autore di studi
approfonditi sulla gestione dei bilanci aziendali, partendo da alcuni dati che di
certo fanno riflettere: «Il prezzo del latte è ai massimi storici – ha detto senza
mezzi termini – , a quota 48 euro per 100 litri in Lombardia, ma la previsione
per il 2022 è che solo il 25% delle aziende da latte in Italia possa avere redditività
positiva, contro il 35% del 2021, il 54% del 2020 e il 75% del 2019. Il motivo?
Come detto, l’aumento spropositato dei costi di gestione aziendale. Basti
pensare infatti che, in un’azienda da circa 300 vacche in lattazione, il costo della
razione per 100 litri di latte è cresciuto dai 15,2 € dell’aprile 2019 ai 24,3 €
dell’aprile di quest’anno».
Giusto preoccuparsi dunque ma, come ripetuto spesso da Campiotti, guai a farsi
prendere dal panico: «Non servono decisioni drastiche, ma decisioni intelligenti,
tenendo conto che in azienda l’85% delle entrate arriva dal latte, e il 65% dei
costi deriva dagli alimenti per la mandria. Ma ogni realtà ha costi fissi e variabili,
e dunque diventa fondamentale il cosiddetto “latte marginale”, quello prodotto
cioè dopo aver pagato i costi fissi. Lo scenario 2022 nel complesso può essere
comunque visto come incoraggiante, con le elaborazioni che vedono le
marginalità in aumento nonostante la situazione globale».