Crac Gapar, imputati dal gup e risarcimento per il fallimento quasi definito

MANTOVA  – Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio con l’aggravante della transnazionalità. Con queste accuse nel giugno del 2018 la Guardia di Finanza di Ravenna aveva arrestato il mantovano Matteo Stermieri, quale destinatario uno dei cinque ordini di custodia cautelare emessi dal tribunale romagnolo nell’ambito dell’operazione Sold Out. Tre persone erano quindi finite in carcere, mentre invece due, tra le quali Stermieri, ai domiciliari. L’indagine riguardava il fallimento della Gapar, storica ditta di Ravenna del settore della grande distribuzione di prodotti alimentari e da panificazione, con un fatturato da 50 milioni di euro nel 2013 e poi fallita nel 2015. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, gli arrestati avevano sistematicamente spogliato la Gapar del proprio patrimonio. In totale i destinatari di una avviso di conclusione indagini erano stati nove: nella lista figuravano Bentivoglio Massaro e Mario Avolio, entrambi di Ravenna. Oltre a loro due, all’epoca in carcere c’era finito anche l’imprenditore carpigiano David Mazzocchi, parente di Matteo Stermieri, e il romano Michele De Gasperis. I cinque erano poi via via tornati liberi. Nella lista degli accusati, si erano aggiunti a fine inchiesta Luca Massaro (unico in abbreviato), Enzo Vincenzi, un altro ravennate poi deceduto e infine Francesco Carosiello di Alessandria. Ora nell’udienza preliminare fissata per metà luglio il gup Andrea Galanti, oltre a pronunciare la sentenza per l’unico rito abbreviato e a dare via libera ai quattro patteggiamenti (con riconosciuta attenuante legata al risarcimento), si pronuncerà sulle due richieste di rinvio a giudizio reiterate dalla procura. In via di definizione invece il risarcimento della procedura fallimentare da parte degli indagati per oltre un milione di euro.