MANTOVA Per il collegio difensivo, contrariamente a quanto sostenuto dalla pubblica accusa e parte civile, dal mare magnum di conversazioni telefoniche e messaggi WhatsApp tra imputato e vittima, per cui si è provveduto a previa trascrizione e traduzione (seppur non del tutto esaustiva), ve ne sarebbe una in particolare «di nitida comprensione» atta a smontare appieno la tesi inquirente della premeditazione. Un ipotetico asso nella manica messo sul piatto dai legali di Dumitru Stratan, il 35enne moldavo alla sbarra per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Yana Malaiko che segnatamente verterebbe proprio sull’esplicita, nonché stizzita richiesta fatta all’ex fidanzato dalla 23enne ucraina circa la riconsegna, la notte tra 19 e il 20 gennaio 2023 in cui poi venne assassinata, del loro cagnolino “Bulka”.
Secondo infatti gli avvocati Gregorio Viscomi e Domenico Grande Aracri, sulla scorta delle operazioni effettuate a suo tempo dal loro consulente di parte, tale chiara esortazione della ragazza all’ex compagno, e non invece avanzata da questi, costituirebbe la prova regina del gesto omicida ma però non architettato in via preventiva. Tale presunto elemento probatorio verrà quindi appurato, a fronte dell’accoglimento della Corte d’Assise dell’istanza di integrazione peritale, nell’udienza del prossimo 18 novembre ove a conclusione dell’istruttoria dibattimentale si dovrebbe altresì procedere alla requisitoria del pubblico ministero Lucia Lombardo.
Ma oltre a tale aspetto processuale la seduta di ieri, innanzi alla giuria popolare presieduta da Gilberto Casari, (con Raffaella Bizzarro a latere), si è vieppiù incentrata sul confronto in contraddittorio tra i due medici legali, da una parte la dottoressa Giovanna Del Balzo, dell’istituto di medicina legale dell’Università di Verona, per la procura, e dall’altro la direttrice dell’istituto di medicina legale dell’Asl Roma 1, Dalila Ranalletta, per la difesa. Un raffronto anche in questo caso sotteso a dirimere la questione focale del processo, rappresentata nella fattispecie dall’aggravante da ergastolo della premeditazione ascritta in capo a Stratan. Nel merito, per entrambe, le rispettive posizioni non si sono discostate di un millimetro rispetto a quanto già da loro dichiarato lo scorso luglio. In particolare, sulla scorta di determinate lesività rinvenute sul corpo della vittima, Ranalletta aprirebbe il campo a una seconda ipotesi, o quantomeno a una sua diversa interpretazione: in sostanza Yana, morta per asfissia meccanica violenta come assodato in sede di esame autoptico dalla collega Del Balzo, era deceduta già all’atto dell’assassino di rinchiuderla all’interno del trolley da lui poi utilizzato per trasportare la giovane fuori dall’abitazione teatro del delitto, oppure era solo tramortita e dunque ancora in vita?
In sostanza per il consulente, non presente all’autopsia ma interpellato sulla base del mero studio degli atti, il riscontro di un trauma importante al capo della ragazza nonché i segni sul collo e l’assenza di ferite da difesa potrebbero avvalorare l’ulteriore ipotesi di una morte della 23enne, sempre per asfissia, ma successiva alla chiusura nella valigia del solo corpo e non invece della testa rimasta all’esterno dell’involucro. In pratica le lesioni al cranio, rinvenute solamente sul lato destro, sarebbero derivanti da un’azione di “strusciamento” del trolley in fase di passaggio da un ambiente all’altro: dall’appartamento di piazzale della Resistenza all’auto di Dumitru e da questa al luogo del ritrovamento – mentre quelle a livello del collo potrebbero essere riconducibili alla pressione data dalla chiusura lampo del bagaglio. Inoltre, l’assenza di segni da rianimazione non attesterebbe, sempre secondo il Ctp, che la manovra non sia stata effettivamente eseguita.
Di avviso diverso invece il perito del Pm secondo cui i segni da traumatismo sia interni che esterni a livello di cuore e polmoni comprovanti una morte per asfissia data da attività di strozzamento e schiacciamento toracico – provocato con molta probabilità da una pressione del corpo del 35enne sopra Yana – cozzerebbero con la versione resa a suo tempo dallo stesso imputato, secondo cui invece vi sarebbe stato da parte sua un tentativo di rianimare la ex fidanzata una volta, a proprio dire, ritrovata a terra esanime. Altro tema controverso portato all’attenzione di giudici togati e popolari quello relativo la tempistica del decesso: indeterminabile per il primo medico, di pochi minuti per il secondo.