Insulti alla paziente oncologica, shock al processo Cantore

MANTOVA – «Stava malissimo, mia sorella. Era in una delle stanze del reparto di Oncologia e nel frattempo una caposala, parlando con il primario  Maurizio Cantore, la definì “brutta zoc..la maledetta”. E lei era di là, a pochi metri di distanza, gravemente malata a causa del tumore che alla fine se l’è portata via». La testimonianza risale a ieri mattina ed è stata resa di fronte alla giudice  Giovanna Camillo dalla sorella di una ex paziente del reparto di Oncologia di Mantova.
La donna, nel frattempo, è scomparsa a causa della malattia ancora nell’aprile del 2018 all’età di 51 anni. E ieri mattina, presente in aula anche il primario Cantore con i propri avvocati e con i difensori degli altri imputati, la donna, residente a Mantova, ha ripercorso gli anni tra il 2014, quando la sorella scoprì la malattia, e il periodo tra il 2015-2016 quando la famiglia decise di fare riferimento all’ospedale di Parma.
«A mia sorella – ricorda la testimone durante il processo – vennero prescritti antidolorifici e ormoni: era gravemente malata e aveva subito una mastectomia. Non solo. Nel giro di breve tempo venne anche affidata alle cure palliative e fu mandata a casa. Si sarebbe potuto invece procedere con cure diverse. Ricordo che in un altro caso, quando fu ricoverata d’urgenza dopo essere passata dal pronto soccorso, il dottor Cantore e altri operatori dell’Oncologia entrarono nella sua stanza e si chiusero la porta dietro le spalle. Quando uscirono mia sorella mi raccontò che i medici le avevano chiesto se si fidasse di loro e se se la sentisse di rimanere in quel reparto. Al quel punto mi chiese di cambiare ospedale e medici, nonostante il fatto che comunque da casa nostra il Poma dista un centinaio di metri. Io allora andai nello studio del dottor Cantore e gli riferii di tutti quegli episodi e del nostro malcontento: non ricevetti alcuna risposta. Solamente il gelo. Per la mia famiglia e me – ha concluso la testimone – sono stati anni davvero strazianti».
Successivamente la donna fu trasferita all’ospedale di Parma. Qui fu seguita anche dall’oncologo  Antonino Musolino, che pure ieri è apparso in Tribunale sul banco dei testimoni. Il medico parmense nel corso dell’udienza ha confermato di aver avuto in cura la donna e, con tutte le cautele del caso, a precisa domanda da parte dell’accusa ha spiegato che avrebbe prescritto cure diverse da quelle che alla paziente erano state prescritte nel reparto di Oncologia dell’ospedale di Mantova.
Quello in corso in questi mesi è il secondo processo a carico di Cantore. Nel primo, che lo vide imputato di presunte condotte vessatorie e discriminatorie nei confronti delle due colleghe  Francesca Adami e  Maria Beatrice Pisanelli, è stato assolto. Ora invece il primario Cantore è a processo per vari reati: omicidio colposo, falso in atto pubblico, lesioni aggravate con l’ipotesi di procedure terapeutiche e diagnostiche inadeguate, violazione delle norme sulla privacy. Insieme a lui sono a processo anche i medici oncologi Roberto Barbieri,  Carla Rabbi e  Maria Donatella Zamagni.