MANTOVA – Massima riservatezza, ma per questo massimo sospetto nelle manovre che si stanno compiendo nella cosiddetta sala dei bottoni di via Roma. Il sindaco Mattia Palazzi sembra essere blindato persino con i suoi più stretti collaboratori. La domanda è sempre la stessa: con quali forze dell’alleanza di centrosinistra sta architettando la composizione della futura giunta? Uno solo è il punto di partenza: il Pd parrebbe essere d’accordo per la rinuncia a una delle 9 sedie disponibili.
Nel precedente mandato, erano 5 gli assessori in quota dem: Giovanni Buvoli, Nicola Martinelli, Andrea Murari, Chiara Sortino e Marianna Pavesi. L’indisponibilità di questa a riproporsi per un secondo mandato come delegata alla pubblica istruzione ha reso vacante il suo posto, che quasi certamente verrà surrogato da un esponente della lista gialla, quasi certamente donna, ma sulla cui identità non si profilano più che ipotesi, nessuna delle quali trova conferme attendibili. Si è parlato di Maddalena Portioli (consigliere uscente), Laura Ferro, Sara Nicolini e Giulia Martinelli. Ma non si tratta che di puri rumors senza riscontri oggettivi. Di certa c’è solo la pretesa “cencelliana” dei gialli di avere nell’esecutivo una rappresentanza congrua rispetto ai voti ottenuti. Ma il problema maggiore si pone per il nono assessorato disponibile, dopo i 4 ai dem e i 4 ai gialli. A chi tocca?
Palazzi parrebbe avere dato assicurazione ai renziani di un posto di visibilità, ma questo va a confliggere con le richieste di Sinistra Italiana, che al riguardo ha proposto i nomi di Matteo Bassoli e Andrea Cantarelli. Uomini, e non donne, come richiesto dalle normative in materia di quote rosa. Resterebbe l’opzione di offrire a Si la presidenza del consiglio al capogruppo Fausto Banzi, rinunciando al palco alto in aula per i democratici. E ai renziani il nono posto nell’esecutivo. Ma a chi darlo? Sinora nessuno dei nomi proposti parrebbe godere del gradimento del sindaco. E la partita resta aperta.