Miliardi di tamponi, un impero partito da Mantova

MANTOVA I tamponi per i test Covid li ha inventati un’azienda mantovana. Si tratta della Copan, la cui sede centrale attuale è a Brescia, ma che è stata fondata a Mantova nel 1979 da Giorgio Triva, mantovano che abitava in zona Valletta Valsecchi. Inizialmente la Copan distribuiva prodotti da laboratorio, ma nel 1982 ha iniziato a produrre dei tamponi. Quell’anno in azienda è entrato il figlio maggiore del fondatore, Daniele Triva, ingegnere chimico che in breve è diventato direttore generale della Copan, provvedendo in maniera radicale alla crescita del suo fatturato. I prodotti dell’azienda mantovana hanno cominciato ad espandersi all’estero e nel 1995 Copan ha aperto una sede in California. La svolta è arrivata nel 2003, cinque anni dopo il trasferimento della sede centrale da Mantova a Brescia, con l’invenzione del tampone floccato. Un’invenzione che con la pandemia ha fatto lievitare il fatturato a livelli miliardari, e che all’ingegner Triva era costata una pizza, come scrive un articolo apparso recentemente sulla rivista Forbes. Mentre era fuori in cerca di un cappotto invernale, scrive la rivista, Daniele Triva aveva notato come le strisce di fibra di nylon sugli appendiabiti aderissero strettamente al tessuto, e si chiedeva se si potesse replicare con i tamponi. Aveva così promesso che avrebbe pagato una pizza ai suoi tecnici se avessero progettato un tampone con quelle caratteristiche. Missione compiuta e pizza pagata. Negli anni successivi l’azienda ha continuato a crescere ma purtroppo Daniele Triva non ha fatto in tempo a raccogliere tutti i frutti della sua intuizione perché un male incurabile se l’è potato via a soli 54 anni nel 2014. La guida di Copan allora è passata alla sorella Stefania Triva. Con lo scoppio della pandemia l’azienda ha aumentato la produzione e di conseguenza il fatturato, assumendo centinaia di persone, mentre Stefania Triva è entrata nel club dei miliardari (patrimonio di 1,2 miliardi di euro secondo Forbes). Sullo sfondo di questo successo l’attenzione di diversi fondi d’investimento e una battaglia legale con un’azienda concorrente accusata di plagio proprio sui tamponi floccati. Per ora la famiglia Triva non vende la propria azienda e non cede di un millimetro sul versante legale.