Oncologia di Mantova, aggiunte nuove accuse dal gup

Nel mirino del giudice il primario Cantore

ospedale di Mantova

MANTOVA Richieste di archiviazione parzialmente respinte e imputazione coatta di due nuovi capi d’accusa. Questo quanto disposto nei confronti di  Maurizio Cantore, primario del reparto di Oncologia del Carlo Poma, dal gup  Matteo Grimaldi, che alcuni giorni fa ha firmato l’ordinanza riguardante la relativa udienza preliminare di un mese e mezzo fa. Si tratta di un procedimento parallelo a quello che vede imputato oltre a Cantore altri quattro medici dello stesso reparto. In questo finito davanti al giudice Grimaldi l’unico imputato è il primario di Oncologia accusato di omicidio colposo, truffa ai danni dello Stato e falso ideologico. Accuse per le quali la procura di Mantova aveva chiesto l’archiviazione. Il gup invece non solo ha respinto parte delle richieste di archiviazione ma ha anche rincarato la dose disponendo nei confronti di Cantore altri due capi d’imputazione, ovvero l’abuso d’ufficio e i maltrattamenti nei confronti di due medici dello stesso reparto, le dottoresse  Francesca Adami e  Maria Beatrice Pisanelli. Lo stesso giudice ha inoltre rinviato alla procura gli atti relativi alle morti di 4 pazienti del reparto per le quali era stata chiesta l’archiviazione, affinché vengano invece svolte nuove e ulteriori indagini. È stata invece archiviata l’accusa a Cantore di truffa ai danni dello Stato relativamente all’adozione da parte di Cantore della terapia con somministrazione di farmaci per via locoregionale. Riguardo all’efficacia di questa sperimentazione erano stati sollevati molti dubbi supportati anche da dati statistici che non depongono a favore di tale metodo. L’ipotesi accusatoria era che Cantore avrebbe avuto un proprio tornaconto con l’adozione di queste terapie. Il gup Grimaldi ha però ritenuto che queste accuse non abbiano fondamento e ha accolto la richiesta di archiviazione della stessa procura. Proprio sulle terapie adottate era esplosa una vera e propria guerra in reparto, dove due dottoresse, Adami e Pisanelli, erano entrate in contrasto con il primario. Sospese dal servizio e quindi reintegrate dal giudice del Lavoro, sarebbero però rimaste vittime di una sorta di mobbing da parte del loro capo. «Nel fare opposizione all’archiviazione – spiega l’avvocato  Lorenzo Picotti, che assiste le due oncologhe con il collega  Tommaso Galvanini – abbiamo sottolineato come le due dottoresse siano state oggetto di critiche a volte offensive oltre che di un vero e proprio demansionamento». Aspetti della vicenda che il giudice Grimaldi ha trovato fondate al punto da disporre un’imputazione coatta che la procura dovrà presentare a brevissimo termine. (c.d.)