Parmigiano e Grana contraffatti, in ventisette a processo

MANTOVA –  Nuova udienza preliminare, ieri in tribunale a Reggio Emilia, circa il procedimento su un presunto maxi giro di forme di Parmigiano Reggiano e Grana Padano contraffatte e non conformi ai disciplinari di produzione. L’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, era emersa nel 2015 con i primi tre indagati, poi saliti nel giro di due anni a ventisette nei cui confronti il pubblico ministero ha già avanzato richiesta di rinvio a giudizio. Tra loro gli ex vertici e alcuni addetti della società “Nuova Castelli”, colosso del commercio internazionale di formaggi, oltre ai rappresentanti dei consorzi di tutela delle due Dop, rispettivamente Giuseppe Alai (all’epoca dei fatti) per quello del Parmigiano e Stefano Berni, 65enne originario di Quistello, per quello del Grana Padano. Nei confronti di dodici persone è stata formulata l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode, tra cui il fondatore della Nuova Castelli ed ex presidente del cda, il 72enne Dante Bigi. Stesso reato anche per altri undici, tra cui l’ex amministratore delegato della Nuova Castelli Luigi Fici, 51enne di Firenze, e il mantovano Mario Panazza, 52enne amministratore di società ricondotte all’azienda reggiana. Tra i ventisette indagati anche il funzionario del Consorzio Grana Padano Francesco Ghidorsi, 56 anni di San Martino dall’Argine. Secondo l’accusa “veniva utilizzato latte per la produzione di formaggio Dop contenente residui di antibiotici, aflatossine, nonché immettendo nella panna idrossido di Sodio.