Salvini in piazza S.Giovanni a Roma: “Cambieremo la storia del Paese”

ROMA – Quando scoccano le 15 piazza San Giovanni è qualcosa di surreale. L’organizzazione parla di 200mila persone, ma fossero state anche la metà poco cambierebbe. L’esecutivo giallo-rosso è riuscito non solo a ricompattare il centrodestra, ma anche a portare nella storica piazza di Roma tanti comuni cittadini, poco avvezzi alle manifestazioni politiche ma decisi a fare sentire il loro sdegno verso quello che considerano un governo abusivo. Da Mantova erano in più di 150, prevalentemente leghisti. Insieme al segretario provinciale Antonio Carra e al deputato Andrea Dara, c’erano anche il consigliere regionale Alessandra Cappellari e il possibile candidato di Mantova 2020 Stefano Rossi. Il mega comizio inizia con un minuto di silenzio per Matteo e Pierluigi, i poliziotti uccisi a Trieste da un domenicano. Prima dei “tre tenori”, c’è spazio per lo sfogo dei sindacati di Polizia («trattano meglio i delinquenti di noi, non si può andare avanti così»), per i governatori e i sindaci, pronti a dare battaglia verso i due cardini su cui poggia la proposta di Pd e M5S: circa 10 miliardi di nuove tasse nascoste nelle pieghe della manovra e le porte ri-spalancate all’invasione e al business di scafisti e Ong. Il primo a parlare è il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che sembra ritrovare la verve dei giorni migliori: «Con questo Governo delle cinque sinistre la libertà è a rischio. Nel 2006 l’adunata di popolo fece cadere Prodi, adesso bisogna fare lo stesso con Conte». Il testimone passa a Giorgia Meloni. Sarà perché gioca in casa, ma la presidente di Fratelli d’Italia dà vita ad un’arringa inarrivabile per intensità e contenuti, partendo dall’infelice uscita di Grillo che vorrebbe togliere il voto agli over 65. «Si è travestito da Joker, e devo dire che il passaggio da comico a pagliaccio è stato impercettibile». Arrivano le bordate per Pd e Boldrini («vogliono regalare la cittadinanza agli immigrati, ma lo impediremo, perché è un premio è non un diritto») e contro il ministro Fioramonti che vorrebbe togliere il crocefisso dalle scuole («chi si sente urtato dai nostri valori se ne vada altrove, che il mondo è grande»). Tocca finalmente a Matteo Salvini, che scalda subito la folla facendo ascoltare quanto profetizzo’ Oriana Fallaci un quarto di secolo fa. «Qui c’è la piazza, la gente perbene; dall’altra parte c’è chi sta chiuso nel palazzo per salvare le poltrone e fare i propri interessi». Quindi una promessa ai romani: «Vi libereremo dalla Raggi e Zingaretti, due sciagure per la città e il Lazio». Con promessa finale: «Presto torneremo alla guida del Paese per ridare dignità agli italiani e liberarlo dalle tasse e da chi mette costantemente a rischio la sicurezza dei cittadini”.

Matteo Vincenzi