MANTOVA Hanno tutti chiesto ed ottenuto di avvalersi di riti alternativi i sei soggetti accusati del sequestro di persona lampo occorso tra Veronese e Mantovano, il 26 agosto 2021. In particolare, ad avanzare istanza di patteggiamento, nell’udienza preliminare dell’altro ieri davanti al gup scaligero Luciano Gorra, il 43enne di Correggio Massimo Carnevali. Come lui anche altri due coimputati bresciani, con posizioni processuali minori. Per loro l’applicazione della pena in accordo tra le parti verrà ratificata dal giudice tra tre settimane. Il 43enne emiliano, sottoposto alla custodia cautelare in carcere, deve rispondere del sequestro avvenuto a Valeggio sul Mincio poco meno di un anno fa, in concorso con Eneida Tasellari, 30enne di origine albanese, oltre al 33enne Luca Catenari e al 31enne Andrea Lanfredi, tutti residenti nel Bresciano. Contestualmente il pubblico ministero Alberto Sergi ha avanzato nei loro confronti le richieste di pena con rito abbreviato: 12 anni per Tasellari, 10 per Catenari e 8 per Lanfredi. Stando alla ricostruzione dei fatti, quel giorno un 47enne originario di Orvieto, al volante della sua Ford Focus, era stato avvicinato, sulla provinciale che unisce Castelnuovo del Garda a Valeggio, da due auto, Bmw e Audi, con targhe rubate. Indossando passamontagna, usando lampeggianti e palette come quelli della polizia, i quattro avrebbero indotto il 47enne a fermarsi. Aperta la portiera, la donna gli avrebbe sparato alle gambe. Quindi dopo averlo segregato in un casolare ad Acquanegra sul Chiese per diverse ore, l’avrebbero lasciato quasi nudo e legato con fascette in aperta campagna tra Ceresara e Solarolo di Goito. Ideato del piano criminale sarebbe stato Tasellari, mentre Carnevali – in concorso con gli altri – avrebbe collaborato alle attività preparatorie del raid: pedinamenti tramite un Gps installato sull’auto del 47enne e appostamenti. Il correggese avrebbe preso posto sulla Bmw, condotta prima da Lanfredi e poi da Catenari, su cui fu caricato a forza il 47enne. Carnevali, Catenari e Tasellari avrebbero poi sottoposto la vittima a un pestaggio durato ore, per estorcergli informazioni su un avvelenamento che la donna albanese sosteneva di aver subìto da parte del 47enne.