Spinta giù dalle scale dal fidanzato: si rompe una caviglia ma lo perdona

MANTOVA Erano appena scesi dal treno e già stavano litigando. A un certo punto lui le ha dato una spinta che le ha fatto perdere l’equilibrio e cadere giù dalle scale. Lei si è rotta una caviglia ma non avrebbe intenzione di denunciarlo. È successo giovedì scorso alla stazione ferroviaria di piazza Don Leoni. A finire in ospedale è stata una nomade 20enne, a spingerla giù dalle scale sarebbe stato il suo fidanzato. I medici del pronto soccorso del Poma che l’hanno visitata le hanno riscontrato un trauma a una caviglia e dopo gli accertamenti e le cure del caso l’hanno dimessa con 10 giorni di prognosi: pochi per fare scattare un’indagine d’ufficio che molto probabilmente no scattarà mai, visto che la 20enne non sarebbe per nulla intenzionata a sporgere una querela di parte nei confronti del suo uomo. Un caso, questo, che potrebbe nascondere l’ennesima situazione da “codice rosso”, che con ogni probabilità non entrerà mai nella statistica locale, e che forse non sarebbe nemmeno arrivato in ospedale se alla scena non avessero assistito diverse persone che nel pomeriggio di giovedì scorso erano appena scese dallo stesso treno proveniente da Milano. Sarebbe stato proprio qualcuno che aveva assistito al litigio fra i due a chiamare i soccorsi per quella che inizialmente era stata catalogata come una caduta accidentale. Una volta in ospedale la giovane avrebbe raccontato di essere stata spintonata dal proprio fidanzato, da quel che risulta anche lui un nomade sui 20 anni, ma quando le è stato detto che avrebbe potuto procedere con un a querela di parte per lesioni avrebbe preferito lasciare perdere. Non è la prima volta che capita, e casi di “perdono” da parte della vittima si sono verificati anche per episodi più gravi di quest’ultimo sia per le conseguenze che per la situazione di degrado e violenza in cui questi sono venuti a maturare. Questo nonostante l’aumento esponenziale delle denunce da parte di donne vittime di violenza di genere, quella del cosiddetto “codice rosso” che anche in virtù di una normativa che stabilisce l’intervento dell’autorità giudiziaria in tempi rapidissimi, ha fatto sì che siano sempre più numerose le donne che decidono di denunciare i maltrattamenti e anche gli atti persecutori che subiscono ad opera dei loro uomini (anche se non mancano eccezioni, dove ci sono donne vittime di altre donne oppure variazioni sul tema dei maltrattamenti familiari in cui è l’uomo la vittima della moglie-padrona).