Un Dante sconosciuto e mai così musicale quello raccontato al conservatorio

MANTOVA – Piccoli ma fondamentali passi di ritorno alla normalità: ecco cosa rappresenta la possibilità di ricominciare a vivere in prima persona degli eventi culturali. Lo streaming e le varie dirette su altrettante varie piattaforme ci hanno reso decisamente più tollerabili i momenti di zone rosse e chiusure, e sicuramente siamo loro tutti molto grati; ma tornare a vedere uno spettacolo dal vivo, diciamocelo, è un’altra cosa. Con tutti gli accorgimenti e le sicurezze del caso, sia ben chiaro, perché dove c’è cultura c’è attenzione al benessere di chi decide di farne parte. Era tanto tempo che aspettavamo il ritorno degli eventi in presenza e, finalmente, passare dal desiderio alla realtà ha un non so che di speciale, quasi commovente. Le stesse sensazioni che hanno accompagnato i presenti all’ingresso nell’auditorium “Claudio Monteverdi” del “Campiani”, dove nel tardo pomeriggio di ieri è andato in scena il terzo appuntamento della rassegna dei Mercoledì del Conservatorio. Pochi intimi (per le disposizioni, altrimenti c’era da scommettere che la sala sarebbe stata piena) in presenza, molti di più quelli davanti al computer, con la contemporanea diretta sul canale YouTube del conservatorio, per la conferenza – concerto del professor Livio Aragona. Tema centrale dell’incontro il rapporto, o meglio il connubio inscindibile ma non sempre noto ai più, tra Dante Alighieri e la musica. Ad esempio, alzi la mano chi sapeva che quel Claudio Monteverdi cui è dedicato l’auditorium ha messo parecchi passi danteschi nelle sue composizioni, alcuni appena accennati altri particolarmente espliciti. Ma veniamo a Durante detto Dante Alighieri, amante della musica polifonica di scuola parigina, letterato i cui versi spesso venivano musicati (il “cantar la poesia”) in forme di improvvisazione sonora. Le sue poesie insomma erano cantate; peccato che non restano ad oggi testimonianze a riguardo. Dante fu quindi ispiratore delle musica nel corso dei secoli. Ma, al tempo stesso, l’Alighieri fu per tutta la vita affascinato dalla musica e da come essa fosse fondamentale per la poesia, basti pensare alla musicalità di alcuni suoi versi della Divina Commedia, forse pensati prima per il suono e poi per il senso. Parole, racconti, aneddoti e nozioni su un intellettuale che fu “mente inquieta” e per questo estremamente moderno, seguiti dalle ottime performance canore dei promettenti Aldo Sartori e Luca Ottolini, allievi del professor Maurizio Comencini, accompagnati al pianoforte dal Maestro ed ex direttore Salvatore Spanó, che hanno fatto da piacevolissimo corollaria all’interessante lezione del professor Aragona, spesso intervallata da contributi audio curiosi e sperimentali che hanno tratto ispirazione dalle opere dantesche. Particolarmente caloroso l’applauso finale a Livio Aragona, al Maestro Spanó e alle due voci di scuola “Campiani”, sia per la pregevolezza dell’incontro, che ha dato un ulteriore lustro, come se ce ne fosse effettivamente bisogno, alla figura del Sommo Poeta, sia per celebrare il senso di liberazione e di straordinaria riappropriazione della normalità attraverso la cultura, pane quotidiano a queste latitudini.