ArciFesta, protagonista indiscussa dell’ultimo week end sarà la world music

MANTOVA ArciFesta 2020 ultimo atto: dal 20 al 23 agosto le ultime quattro serate della manifestazione che ha portato anche quest’anno la musica in Piazzale Te. Protagonista indiscussa dell’ultimo week end sarà la world music con un tris di concerti che ci faranno viaggiare dal Medioriente al Brasile passando per l’Africa occidentale. Si comincia giovedì 20 agosto con la musica tradizionale curda del duo Serhat Akbal – Ashti Abdo, per poi passare ai suoni ancestrali e folkloristici ma rivisitati tramite il beat della musica tradizionale sudamericana con i Viva Viva Malagiunta venerdì 21 agosto e terminare il viaggio con i ritmi tribali delle percussioni africane dei Grande Madre Africa sabato 22 agosto. Chiudono l’undicesima edizione di ArciFesta con le fusioni rock jazz dei mantovani The Shot, a dimostrazione che le tradizionali divisioni tra questi due generi non hanno più senso.
A seguito del protocollo sicurezza Covid ricordiamo che è obbligatorio indossare la mascherina all’interno dell’area e mantenere la distanza di almeno un metro dagli altri avventori: auspichiamo nella massima collaborazione di tutti e tutte nel rispetto delle regole. Prenotazione consigliata per la cena inviando un messaggio WhatsApp 351 5153789 indicando data e ora di arrivo, un nominativo per gruppo e numero dei partecipanti. Le prenotazioni per la giornata in corso verranno elaborate solo se arrivano entro le ore 18.00.

GIOVEDÌ 20 AGOSTO – SERHAT AKBAL e ASHTI ABDO DUO
Serhat Akbal, curdo naturalizzato italiano, si è esibito con il suo “baglama” – strumento curdo affine al liuto – in almeno metà delle principali città dello stivale. Serhat è uno di quei musicisti che provocano una voglia viscerale di suonare, che fanno sentire agli altri il motivo per cui si suona con una melodia semplicissima resa perfetta dai secoli. Con La Piccola Orchestra Lumière, di cui è uno dei creatori, ha eseguito la propria musica per film muti, teatro, canzoni, opere e radiodrammi in Italia, Croazia, al Konzerthaus di Vienna e in Giappone. È allievo e collabora con il famoso violoncellista Giovanni Sollima, che ha inciso diversi suoi brani, tra cui la parte violoncello improvvisatore nell’opera sacra IKONE di Segatta, di cui Serhat è voce solista.
Ashti Abdo, cantante, musicista polistrumentista e compositore curdo, è nato ad Aleppo e cresciuto ad Efrin. La musica diventa la sua passione travolgente molto presto: trascorre l’infanzia tra le colline del suo villaggio, ascoltando le storie e le canzoni degli anziani, circondato dai suoni della natura. Da bambino impara a cantare ninne nanne a sua sorella e a suonare il tipico strumento curdo, il tembûr (saz), con suo fratello. Trasferitosi in Italia dopo l’adolescenza, continua a suonare il tembûr da autodidatta, iniziando a esibirsi come artista solista.

VENERDÌ 21 AGOSTO – VIVA VIVA MALAGIUNTA
Viva Viva Malagiunta è il progetto nato dall’unione dei due dj/producers FiloQ (Filippo Filoq Quaglia) e Mr.Paquiano (Nahuel Martínez), il primo proveniente dai vicoli di Genova mentre il secondo da quelli di Buenos Aires, assieme tracciano la rotta per una nuova Boca immaginaria fatta dei suoni ancestrali e folklorici della tradizione sudamericana attraversati da beat e basse frequenze della club culture occidentale. Viva Viva Malagiunta é un progetto di etnomusicologia, di ricerca del passato ed esplorazione per trovare un posto nel presente. Il suono é stratificato, talvolta mentale talvolta fisico é figlio delle esperienze e percorsi diversi dei due producers: FiloQ produttore e dj artefice del suono di progetti meticci come Magellano e Uhuru Republic ha collaborato con diversi artisti come Mudimbi, Almamegretta, Gnu Quartet e molti altri. Gran frequentatore del mondo del jazz sperimentale e delle sue radici africane è un raffinato e cerebrale confezionatore di beat, i suoi djset sono eleganti anche se spettinati a suon di basse frequenze ed alti volumi.
Mr.Paquiano è quello nuovo della classe. Con una breve carriera musicale ma con una profonda conoscenza della musica sudamericana, della sua evoluzione storica e del suo trasfondo sociale. Compositore quasi per intuizione, le sue selezioni musicali puntano dritte al coinvolgimento, con un approccio volutamente disordinato, caotico, pacchiano. Queste caratteristiche così contrastanti (all’apparenza) tra di loro, rendono i loro djset ed ancora di più le loro produzioni movimentate ed originali. Il loro live set si arricchisce del potente drumming di Teo Marchese batterista e produttore già presente nel disco. Di stampo funk, hiphop collabora con artisti anche in ambito world music. Ama la musica africana e latino americana. Con le sue etichette ha prodotto dischi jazz e acid jazz. Il suo progetto 2hez lo porta a unire le sonorità elettroniche alla musica folclorica del centr’africa. Registra dischi folk e pop. Negli ultimi anni collabora con il Rapper Ghemon sia in studio che dal vivo.

SABATO 22 AGOSTO – GRANDE MADRE AFRICA
Un concerto per raccontare la storia della musica africana e per dire al mondo che “l’unica cosa che supera guerra, razzismo e frontiere è la musica”. Un viaggio nella cultura del Burkina Faso attraverso gli strumenti tradizionali, il canto e la danza dall’Africa occidentale. Seydou Kienou presenterà i ritmi del suo Paese, appresi dalla più tenera età grazie al padre Baba Kienou capo Griot. Lo spettacolo rappresenta la storia degli schiavi che, partendo dall’Africa, attraversarono l’Europa per poi arrivare in America e dare origine al blues e al jazz. Bandleader è Seydou Kienou, musicista e percussionista originario del Burkina Faso. Le sue canzoni parlano di immigrazione e di razzismo. Raccontano degli africani che, muovendo dal Vecchio continente verso l’America, portano con sè e diffondono la loro tradizione musicale.

DOMENICA 23 AGOSTO – THE SHOT (21st Century Schizoid Songs)
La vicenda del rock, musica ponte tra XX e XXI secolo, ha ricevuto alcuni degli scossoni più salutari da musicisti costretti a fare i conti con nevrosi e follia. Personaggi come Syd Barrett, Robert Smith o Alan Vega hanno saputo trasformare quegli agguati psicotici squisitamente occidentali in visione lirica e in energia esplorativa. Questo progetto, che include diverse composizioni originali di Nicola Bardini, vuole essere un tributo all’altezza di quelle intuizioni e alle finestre che esse hanno aperto sulla possibilità di bypassare l’eterna e poco sensata contrapposizione tra rock e jazz.