MANTOVA Accolto entusiasticamente dal pubblico che ha affollato il Teatro Sociale, il Concerto di Capodanno si è confermato un’occasione preziosa per iniziare il 2024 accompagnati dall’ineguagliabile fascino della buona musica. Un inizio del nuovo anno, lunedì pomeriggio, che ha visto protagonista l’Orchestra d’Archi del Conservatorio “Lucio Campiani, diretta da Luca Bertazzi, interprete di un eterogeneo programma, particolarmente adatto alla valorizzazione delle doti artistiche dei giovani talenti che la compongono. Il concerto si è sviluppato in ordine pressoché cronologico, riservando la parte iniziale a pagine riferibili all’area più tradizionalmente classica, per proseguire con un progressivo approdo all’attualità musicale. Subito, dunque, la consistente dimensione sonora dell’orchestra imposta dalla trionfante “March”, dalla Suite Moorside di Gustav Holst (1874-1934), seguita dal ritmato tono ungherese di due tempi della Serenata per archi in re min. op. 36 di Julius von Belyczay (1835-1893) e da due pagine tratte da “Scenes from the Scottish highlands” di Granville Bantock (1868-1946), opera basata sull’elaborazione di melodie scozzesi ancora oggi popolari. A confermare la convincente prova dell’Orchestra, la successiva esecuzione del celebrativo lirismo di “Sheep may safely grace” dalla cantata BWV 208 di J.S. Bach (1685-1750) e l’evocativo clima riflessivo di “Sleep” di Eric Whitacre (1970). Cambio netto, poi, imposto dal brioso incedere danzante del Waltz n.2 di Dmítrij Šostakóvič (1906-1975) e un rapido ritorno alla suadente bellezza melodica e armonica con l’Intermezzo da “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni (1863-1945). Guidata con appassionata determinazione e competenza da Luca Bertazzi, l’Orchestra d’Archi del Conservatorio ha evidenziato una pregevole duttilità interpretativa nel corso della seconda parte del concerto con l’esecuzione di un Medley costituito da brani di successo del compositore mantovano Gino Mescoli (1930) e dell’estroso avvicendarsi di temi che caratterizza Bohemian Rhapsody di Freddie Mercury (1969-1991), qui nell’arrangiamento di Eva Impellizzeri. Totalmente attuale e sicuramente nelle corde dell’organico la successiva interpretazione di “H. Planets”, opera di Carlo Cantini (1962) che combina sapientemente lucida struttura formale con dinamismo poliritmico, riservando ampio spazio alla creatività improvvisativa. L’avvincente e ispirato dialogo estemporaneo tra il violino di Cantini stesso e il clarinetto di Mauro Negri e la successiva esecuzione di “Everybody’s Song But Own” di Kenny Wheeler (1952-2014) si sono rivelati momenti particolarmente riusciti e apprezzati del concerto. Dopo questo classico del jazz espressamente arrangiato da Mauro Negri, ecco il definitivo approccio alla musica d’oggi con Clocks-Viva La Vida, successi mondiali dei Coldplay nella revisione per orchestra di Hal Leonard. Applausi entusiastici del pubblico hanno meritatamente sancito il successo di questa edizione del tradizionale Concerto di Capodanno, suggellato dal doppio fuori programma con il significativo ricordo di Stefano Gueresi (1960-2017) affidato alla sua composizione “Camminava in un aprile di pioggia” e la riproposizione del brano di Wheeler/Negri. Clima di condivisa soddisfazione, anche per l’evidenza riservata ad artisti mantovani di assoluto valore, e di sentita partecipazione in memoria di Maurizio Bellini e Massimo Repellini, amici che ci hanno lasciato prematuramente. (gmp)