T’innamorerai… di lui Mantova canta Masini

MANTOVA  Forse non è un caso che il bel concerto di Marco Masini, ieri alla Gp Arena Theatre, si sia aperto sulle note di Generation. Non solo perchè da quella canzone, nel 2003, ripartì la carriera del cantautore fiorentino dopo le… indecenti maldicenze sul suo conto. Ma perchè, in oltre 30 anni di carriera, il “nostro” ha saputo crearsi, mantenersi e consolidarsi un pubblico realmente inter-generazionale. Ce ne aveva parlato lui stesso, nell’intervista rilasciata alla Voce qualche giorno fa. E la tappa mantovana non ha fatto che confermare questo affetto. Un pubblico eterogeneo e di ogni età è accorso per riascoltare i più grandi successi del loro idolo, supportato da un’ottima band di musicisti sotto la direzione dell’esperto Cesare Chiodo. Lo spettacolo è stato sì celebrativo, ma senza retorica. Nella sua cavalcata nel tempo, Masini è partito dalle hit più recenti (le sanremesi Spostato di un secondo, Che giorno è e il confronto), per poi virare bruscamente su Disperato, vincitore tra i giovani al Festival ’90, l’origine di tutto. In breve sequenza altre due memorabili hit sanremesi: la cruda Perchè lo fai sul tema della droga; e la tenera L’uomo volante sulla paternità, trionfatrice all’Ariston nel 2004 e definitiva rinascita per Marco. Il pubblico partecipa, canta a squarciagola e sottolinea con applausi convinti ogni esibizione. Masini, in buona forma vocale, rispetta il suo repertorio non stravolgendo le melodie. E sembra il primo a divertirsi. C’è un primo medley molto gradito, che comprende Le ragazze serie e Ti vorrei. Ma il picco dell’intensità viene toccato con due gemme del primo album: la splendida Ci vorrebbe il mare e la toccante Caro babbo. Dopo un secondo medley ci si avvia verso un finale pirotecnico, che dalla struggente Un piccolo Chopin si eleva a T’innamorerai, per poi esplodere nelle grida rabbiose e liberatorie di Bella stronza e Vaffanculo. Il finale prevede Marco come me, manifesto di una carriera (e di una vita) al servizio della musica e del pubblico. “La macchina è già pronta, ci salgo e metto in moto. Ed inseguo ancora uno che si chiama Marco come me”. La storia continua.
Gabriele Ghisi