Venere, apre al Te la 3ª tappa espositiva del progetto intorno alla figura della dea

MANTOVA –  “Venere. Natura, ombra e bellezza”: l’ultima tappa del progetto espositivo di palazzo Te conclude la ricerca circa i vari aspetti della dea, raccogliendoli in modo completo.
Così si incontrano l'”Afrodite velata” del II secolo avanti Cristo, visibile dal primo appuntamento “Il mito di Venere a palazzo Te”, “Venere che benda Amore” di Tiziano, opera giunta in giugno per apporre il secondo tassello dell’evento e i preziosi lavori che compongono il già nominato terzo capitolo espositivo, a partire da “Il giudizio di Paride”, di Pieter Paul Rubens, cui si aggiungono autori come Dosso Dossi o Albrecht Dürer, in un insieme capace di coinvolgere diversi tipi di spettatori, come precisato ieri durante l’apertura della mostra dal presidente di Fondazione palazzo Te Enrico Voceri.
Una iniziativa che, nel suo complesso, esprime una riflessione sorta proprio dalla componente artistica e architettonica della struttura gonzaghesca, che raduna ben 26 rappresentazioni della dea all’interno delle sue sale, ha illustrato il direttore di Fondazione palazzo Te Stefano Baia Curioni, ricalcando la narrativa del palazzo stesso. Venere raffigura, infatti, una dimensione privata, nella dimostrazione di come l’amore possa cambiare l’umano, e una valenza politica, come accade nella sala dei Giganti.
L’attuale rassegna, aperta fino al 12 dicembre, è suddivisa in nove sezioni, come sottolineato dalla curatrice Claudia Cieri Via.
Due in particolare le stanze dedicate all’aspetto misterioso e più inquietante di Venere, valutando anche la bellezza nella sua sfaccettatura più pericolosa o ponendola in contrasto con la deformità, come nel dipinto “Venere, Amore e un satiro”, di ambito veneto da Tiziano Vecellio, o ponendo l’accento sulla componente dolce e amara dell’amore, protagonista nell’opera “Venere e Cupido con un favo di miele”: in questo caso il figlioletto della dea è punto dalle api, in una allegoria dell’amore che riprende gli scritti del poeta greco Teocrito.
Venere rassicura il piccolo e cerca di coprirsi con un velo davvero troppo minuto e trasparente per essere di qualche utilità. Nella sezione “Gli inganni di Venere”, la divinità diviene maga e strega per destabilizzare le scelte umane, mentre “Venere e le belle contemporanee” vede raggruppati ritratti di donne gonzaghesche nei locali chiamati “camerini delle belle”, presenti anche in palazzo Ducale.
Una impresa, quella della mostra, composta da tanti elementi, come posto in rilievo dal sindaco di Mantova Mattia Palazzi, che hanno consentito nel tempo un rapporto di fiducia e collaborazione con istituzioni e prestatori, rendendo possibile una così valente esperienza.
Il progetto “Venere divina armonia sulla terra”, che racchiude i tre capitoli espositivi, è promosso dal Comune di Mantova, prodotto da Fondazione palazzo Te e Museo Civico di palazzo Te, con il contributo di Regione Lombardia e Banca Agricola Mantovana. Il piano espositivo è di Lissoni Associati. La rassegna è corredata anche da un copioso programma pubblico, con proposte collaterali.
Per informazioni e prenotazioni fondazionepalazzote.it, vivaticket.it, telefono 800 714 049.