La Nandina ha preso l’ultimo treno. Addio alla storica addetta alle pulizie

MANTOVA La Nandina ha preso il treno. L’ultimo. Quello di non ritorno. Con rimpianto di pendolari e personale viaggiante.
Perché da molti era conosciuta ed apprezzata per il suo rigore nell’espletare con umiltà e determinazione il proprio servizio.
Si è spenta Fernanda Raschi, a tutti nota come la Nandina della Stazione, addetta alle pulizie. Da diversi anni in pensione, era solita a recarsi su quello che per quasi quarant’anni era stato il suo posto di lavoro. Alla fine del 1960 balzò alla cronaca della città per un gesto di onestà raro per gli anni Sessanta famosi per il boom economico, che aumentava il divario tra ricchi e poveri.
Nei bagni della stazione, riservati alle signore, la Nandina rinvenne una borsa.
Non si lasciò nemmeno indurre dalla curiosità di che cosa contenesse.
Corse subito a consegnarla alla polizia ferroviaria. La quale ovviamente si assunse l’incarico di controllarne il contenuto in presenza della stessa Nandina. Oltre gli oggetti tipicamente femminili, la borsa conteneva un miliardo di lire in una busta gialla di una banca della città.
La proprietaria risultò essere una abbiente signora di Pegognaga.
Possidente di terreni, sposata a Verona, la signora aveva fatto quel cospicuo prelievo finalizzato ad alcune operazioni finanziarie e al periodico pagamento degli operai addetti alla lavorazione dei suoi campi.
Per il gesto di onestà la Nandina divenne subito la mascotte dell’intera città. A lei si confidavano molti ferrovieri.
A nessuno negava il proprio dialogo, dispensando altresì consigli che si rivelavano sempre utili. Rimase povera.
Unico lusso che si concedette fu l’acquisto di un motociclo per raggiungere puntuale il posto di lavoro: la stazione, il luogo della città che le era divenuto più caro