Post sisma: la demolizione dell’Assunta è iniziata

Rimossa la croce, s’interverrà sul piano, per poi sviluppare l’attività sulle navate

PEGOGNAGA I primi colpi di maglio alla pericolante chiesa parrocchiale dell’Assunta di Pegognaga, assecondati da una bella mattinata di sole, hanno attratto la curiosità di molta gente, accorsa in via don Tazzoli per assistere allo storico evento. «La professione che esercito ormai da anni, mi ha portato a seguire la demolizione di decine e decine di edifici dalle più svariate dimensioni; ma é la prima volta nella mia vita che assisto all’abbattimento di una chiesa. Assicuro che ho un tuffo al cuore». Lo afferma il geom.  Antonio Fabbri , coordinatore della sicurezza del cantiere. Il suo é sentimento estremamente diffuso in questi giorni a Pegognaga. Ed é sulla base di quell’emozione che é accorsa gente ad assistere all’abbattimento dell’imponente immobile sacro. Erano scoccate le 9,35 di ieri, quando una maxigru dotata d’enorme tenaglia dentata ha iniziato con l’abbattere la croce in granito armato della facciata principale, facendola cadere all’interno perimetrale della chiesa. Dopodiché gli operai coordinati dal capocantiere  Giuseppe Giliotti  della Global Costruzioni di Modena, incaricata dall’impresa edile Bottoli, hanno proceduto con l’erodere il cornicione di gronda della facciata. «Questi primi interventi – spiega Fabbri – sono serviti da saggio demolitorio per monitorare il comportamento delle strutture solidali. E’ di poi stato osservato un congruo tempo d’attesa. I lavori sono ripresi con l’installazione di una barriera sospesa da gru per proteggere le brecce di muro rispetto all’interferenza con l’intorno urbano. In contemporanea si nebulizzano le polveri con acqua». Prosegue «Demolita la croce, s’interverrà sul piano, per poi sviluppare l’attività su navate e contronavate per 20-25 giorni di lavoro. Dopodiché sarà la volta dei transetti, mantenendo i nodi d’angolo come nervi di resistenza. Tra l’abside e villa Angeli verrà interposta una schermatura brevettata di resistenza, onde evitare che schegge di pietrisco schizzanti dalla compressione della muratura creino problemi. Si passerà quindi all’abbattimento dell’abside e della navata centrale fino al cordolo, per poi giungere a terra. In seguito sarà la volta delle fondazioni con sorveglianza archeologica. Si presume infatti che ci siano residui di cimitero».