Sabbioneta: dalla California sulle tracce degli avi

SABBIONETA Sabbioneta è stata nei secoli terra di accoglienza per molte famiglie ebree e capita non di rado che i lontani discendenti tornino alla ricerca dei propri avi. È successo anche nei giorni scorsi per Dora Foà, accompagnata dalla figlia Kaye e dalla nipotina Gaia.
Il padre di Dora, che risiede in California, era Gastone Stefano, nato a Parma ma poi emigrato in Israele nel 1939 per sfuggire alle persecuzioni e alle leggi razziali. Kaye, invece, vive in Israele. Entrambe hanno visitato la città, apprezzandone la ricchezza storico artistica, visitando naturalmente anche la Sinagoga ottocentesca e il cimitero ebraico di Borgofreddo, dove sono sepolti alcuni dei loro antenati, accompagnate da Alberto Sarzi Madidini della Pro Loco. «La famiglia di Dora – spiega proprio Sarzi Madidini – ha subito pesantemente le folli ideologie nazifasciste del secolo scorso, perché lo zio Giorgio è morto nel campo di concentramento di Aushwitz, mentre la nonna Doralice in un campo di detenzione a Merano. Oggi sono entrambi ricordati con pietre di inciampo posizionate nei pressi dei luoghi dove vivevano, a Parma. Un invito a riflettere su uno dei periodi più bui della nostra storia e ad onorare la memoria delle vittime». Dora e Kaye non sono le uniche Foà tornate a Sabbioneta. Molti altri componenti della stirpe sono tornati sulle tracce dei loro antenati. La famiglia Foà è originaria della Spagna, ma nel Medioevo si spostò in Francia, in particolare a Foix, località da cui presero il nome. Da lì arrivarono poi in Piemonte e successivamente a Sabbioneta, diffondendosi su tutta la nostra penisola. La ricerca delle radici è un elemento primario della cultura ebraica. Proprio per questo Sabbioneta spesso vede tornare i discendenti del nucleo familiare che nei secoli diede anche lustro alla città: basti pensare alla celebre stamperia di Tobia Foà ai tempi di Vespasiano Gonzaga o, più recentemente, al medico e senatore del regno d’Italia Pio Foà, di cui è appena caduto il centenario della morte.