Voli spaziali: terzo fallimento in meno di un mese

Foto di SpaceX

Evidenziando un tendenza apparentemente poco confortante, il razzo spaziale RS1 di ABL Space System è diventato ieri il terzo vettore a esplodere in meno di un mese. Poco dopo il lancio effettuato dal Pacific Spaceport Complex-Alaska, il razzo RS1 ha infatti riscontrato un’anomalia ed è ricaduto sulla Terra, esplodendo e danneggiando la struttura di lancio.
Questo è solo l’ultimo fallimento in un mese è stato indubbiamente difficile per l’ingegneria spaziale. A dicembre, pochi giorni prima di Natale, il razzo a medio raggio Vega-C di Arianespace aveva infatti subito un’anomalia catastrofica circa due minuti e mezzo dopo il lancio, costringendo il centro di controllo ad avviarne l’autodistruzione, con la conseguente perdita dei due satelliti a bordo.
Il LauncherOne di Virgin Orbit ha subito una sorte simile solo due giorni fa: un razzo che trasportava un carico utile di nove satelliti non è riuscito a raggiungere l’orbita con i sette satelliti trasportati a bordo, bruciandosi invece durante la ricaduta nell’atmosfera terrestre. Quest’ultimo incidente ha creato una palla di fuoco in lento movimento nel cielo che è stata persino filmata da un astronomo delle Isole Canarie.
La rapida serie di fallimenti nel lancio di razzi ci ricorda indubbiamente l’alto rischio e i costi ancora più elevati insiti nel volo spaziale commercializzato. Tuttavia, è evidente come la domanda del mercato sia molto forte: una recente previsione della società Euroconsult, stima che potrebbero essere lanciati circa 2.500 satelliti in più all’anno fino al 2031.
Insomma, la cosiddetta “space economy” non si fermerà di certo, anche se non sempre le cose vanno come previsto: in fondo, come dicono gli americani, è pur sempre “rocket science”. (eg)