Calcio dilettanti – L’allenatore del giorno: Cesare Bruschi

Cesare Bruschi
Cesare Bruschi

OSTIGLIA «Per un allenatore essere senza squadra in un momento come questo è quasi una fortuna. Ma il calcio manca sempre, resto un seguace fanatico di questo sport. Ora purtroppo si possono solo guardare le big in televisione».
Sempre pronto con la frase ad effetto e mai banale nelle sue considerazioni,  Cesare Bruschi ci ha esposto il suo punto di vista sulla situazione del calcio dilettantistico locale in questo secondo lockdown.
Classe 1981, appena diventato padre di uno splendido bambino, Bruschi è un tecnico ancora molto giovane, ma che ha già alle spalle una lunga carriera con tanti successi sportivi: dopo una lusinghiera carriera da arbitro è entrato come tecnico delle giovanili all’Ags Hostilia guidando per due anni gli Allievi e per altrettanti la Juniores, prima di approdare alla prima squadra, allora in Terza. Poi l’approdo alla Dak, prima al fianco di Stefano Gardona, poi come primo allenatore: due campionati di Seconda e Prima vinti, prima di passare in Seconda alla Poggese e poi, l’anno successivo alla Juniores Regionale del Nogara. Il rientro in pista con una salvezza miracolosa con la Dak in Promozione, prima di tornare a Ostiglia in Terza e poi, l’ultimo anno in Prima a Casaleone.
«Essere un tecnico in carica, con i problemi attuali – chiarisce l’allenatore ostigliese -, diventa snervante alla lunga. Perché non si hanno date certe per una ripartenza, si approntano tabelle di preparazione che in realtà non hanno un vero e proprio orizzonte temporale. E poi ti manca la continuità delle partite, il non giocare è un’incertezza continua. Mi è già capitato di provarla sulla mia pelle nel campionato 2019/2020 sulla panchina del Casaleone, nella Prima Categoria veronese. Alla fine, la sospensione totale del campionato fu per tutti un sollievo, in quelle condizioni non si sarebbe mai potuto ricominciare».
«Tanti colleghi – prosegue – si sono presi il rischio di accettare i progetti estivi navigando spesso a vista. Hanno avuto coraggio e l’hanno fatto per amore dello sport, che continuo ad amare follemente anch’io. Ma razionalmente, e col senno di poi, si può capire come mai quest’anno, molto di più rispetto alle scorse annate, ci sono tantissimi buoni tecnici ancora in attesa. Il lavoro di un allenatore è anche quello di pianificare il mercato, di gestire al meglio le risorse. In queste condizioni ammiro chi ha scelto di farlo, ma so benissimo che non è facile».
«Forse davvero non sarebbe una brutta idea quella di ripartire la prossima estate, ma sono cosciente del fatto che le Federazioni, giustamente – prosegue Bruschi – faranno di tutto per ricominciare i campionati. E’ il loro compito, e sono convinto anche che sia una cosa positiva per tanti giovani che, in queste condizioni, rischiano invece di perdere due annate secche senza scendere seriamente in campo». «Per chiudere i tornei, del resto – prosegue – saranno necessarie delle soluzioni di compromesso, tra campionati dimezzati e play off allargati. Onestamente non ho un’opinione precisa in merito, forse sarebbe opportuno giocare la sola andata con normali play off, anche perché sarà dura ripartire già a febbraio. A mio avviso, invece, sarà praticamente impossibile giocarle tutte, anche per il discorso dei protocolli. Già non ci riuscirebbero dei semiprofessionisti, tenderei ad escludere che sia possibile per i dilettanti. Anche perché in estate scatteranno i tornei». «Altro punto dolente è la necessità di effettuare una preparazione fisica – dice Bruschi – con temperature bassissime e terreni di gioco allentati da pioggia e ghiaccio. E quattro settimane di allenamento, prima di tornare a giocare è necessario farle. Mi auguro quindi che si riparta a primavera, vorrà dire che questa terribile epidemia sarà già stata superata».