Calcio Serie C – L’entusiasmo di Galuppini: “Mantova, andremo lontano”

Francesco Galuppini
Francesco Galuppini

MANTOVA Fresco 30enne («li ho compiuti martedì ma porterò le paste al prossimo gol, quindi spero già domenica»), Francesco Galuppini sta confermando in pieno le attese che il Mantova si era fatto su di lui. I tre gol all’attivo (più l’autorete dell’Alessandria, da lui propiziata) certificano che l’attaccante bresciano si è integrato in fretta nella nuova realtà. Quel che colpisce, tuttavia, sono le parole che spende per il “progetto Mantova” e i suoi attori. Parole di assoluta, totale, convinta e convincente fiducia. Ma andiamo con ordine, perchè la chiacchierata è lunga.
Francesco, partiamo dal match di sabato col Novara. Tu sei un ex…
«Ho giocato l’anno scorso a Novara. Venivo dai 6 mesi al Sudtirol senza gol e qualcuno diceva che fossi capace di segnare solo nel Renate. Invece di gol a Novara ne feci 10, tra tante difficoltà, cambi di allenatore e una società forse fin troppo ambiziosa. Non dico sia stato l’anno del mio rilancio, ma quasi…».
Sabato che partita ti aspetti?
«Difficile. Il Novara ha appena cambiato allenatore, forse non sarà una squadra di vertice ma vi assicuro che dispone di buoni giocatori. La definisco una squadra viva, a dispetto del penultimo posto in classifica. Forse finora è stata un po’ sfortunata».
Insomma, antenne dritte…
«Sempre. Questo è un campionato “sporco”. Non c’è una squadra materasso e nemmeno una schiacciasassi. I giochi sono sempre aperti».
Questo rappresenta una difficoltà, ma può rappresentare anche un’opportunità. Non trovi?
«Certamente. Vale per tutte le squadre, anche per il Mantova».
E allora buttiamoci: il Mantova può lottare per la B?
«Questa è una domanda troppo impegnativa. Secondo me commetteremmo un errore gravissimo a ragionare in quest’ottica. Perderemmo di vista l’obiettivo».
Ma qual è questo obiettivo?
«Non c’è. Il direttore Botturi lo ripete spesso: dobbiamo pensare a fare il massimo. Sempre, in ogni partita. Nessuno ci chiede di vincere il campionato. Nemmeno i tifosi, che oltretutto ci stanno dando una grossa mano. Dobbiamo continuare così: spingere la piazza e farci spingere da essa».
Che Mantova hai trovato?
«Una società con le persone giuste al posto giusto. Questo forse era mancato nelle ultime stagioni, almeno da quel che si percepiva fuori. Considero il presidente Piccoli e il direttore Botturi due “geni folli”».
Addirittura. Perchè?
«Perchè hanno accettato la sfida di mettere a posto tante cose, cambiando tanto e recuperando il rapporto con i tifosi. Un lavoro enorme. Hanno messo la legna dove c’era la brace… e si è alzata la fiamma».
È questo che ti ha convinto a scegliere il Mantova?
«Il Mantova l’ho scelto perchè conoscevo Botturi dai tempi di Lumezzane e di Montichiari, quando, oltre a giocare, facevo l’allenatore dei giovani. E poi perchè c’era Possanzini, che ho sempre stimato. Altre società mi volevano, ma io non ho mai avuto dubbi. Volevo giocare davanti a 3mila persone… e siamo arrivati a 5mila!».
A cosa può portare tutto ciò?
«Ad aprire un ciclo. Ne parlavo di recente con Festa e Suagher. Davvero qui c’è tutto per un luminoso futuro».
Soddisfatto del tuo rendimento?
«Sì, sono contento. Solo a Busto non mi sono piaciuto granchè, ma può capitare».
A proposito di Busto, che peso dai al punto conquistato?
«Sono del parere che, quando non riesci a vincere, è meglio non perdere. Per me è un punto pesante, ottenuto contro un avversario per tradizione insidioso».
Ora vi aspettano tre partite in una settimana: può essere uno snodo?
«Ogni volta che c’è un infrasettimanale è uno snodo. Il primo ci è andato bene, visto che le abbiamo vinte tutte e tre. Vediamo stavolta. Forse è troppo presto per parlare di svolte. Ma magari, visto che è in programma qualche scontro diretto, la classifica comincerà ad allargarsi».
Come ti trovi con Possanzini?
«Ho definito Piccoli e Botturi dei “folli geni”. Ecco, Possanzini lo considero invece un visionario. Ha idee calcistiche all’avanguardia, credo che il nostro sistema di gioco non abbia eguali in Serie C. Ma, al di là del campo, è una di quelle persone che vorresti frequentare tutti i giorni. Con lui si parla di tutto, sa coinvolgerti come pochi. Idem il suo vice Massolini».
Per te obiettivo doppia cifra?
«Sono quattro stagioni che ci vado, quindi penso sia un obiettivo alla portata. Detto ciò, priorità alla squadra».
Monachello è ancora a secco di gol…
«Sono sicuro che si sbloccherà prestissimo e ne segnerà tanti. Lo stesso vale per Debenedetti».
La Serie B l’hai soltanto sfiorata: è un sogno o un obiettivo?
«I sogni bisogna renderli obiettivi e andarseli a prendere. Quindi sì, in Serie B vorrei arrivarci. Anche perchè ora ho 30 anni ed è cominciata la seconda parte della mia carriera, che sarà ancora più entusiasmante della prima. Anche per Possanzini è stato così. In giugno, inoltre, mi sposerò con Elisa. È un bel momento per me, e il futuro lo sarà ancora di più».