In 200 alla protesta dello sport virgiliano: ”Lasciateci lavorare”

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MANTOVA Erano più di 200 ieri mattina i titolari e gestori di palestre, scuole di danza, centri sportivi, piscine o semplici atleti, istruttori di fitness o di arti marziali, ballerini, giocatori di rugby e football americano: tutti assieme a manifestare, nel sit in di piazza Sordello per protestare contro l’ultimo DPCM del governo, che da una settimana, ormai, ha decretato la nuova serrata degli spazi sportivi italiani.
«Lo sport non morirà un DPCM alla volta», è questo lo slogan di una piazza silenziosa, ma ferma nel reclamare i propri diritti. Un silenzio rotto soltanto dagli interventi dei relatori, primo fra tutti  Lorenzo Simoncini della palestra Fitness Life, uno dei promotori dell’iniziativa, nata sotto il cappello del “coordinamento sport mantovano”, una sigla che rappresenta, unita, un intero settore, quello del benessere fisico, declinato in tutte le sue forme: la richiesta è quella di poter tornare a lavorare il prima possibile, per non compromettere definitivamente un settore già in grande sofferenza
«Abbiamo accettato una prima chiusura – ha detto Simoncini durante il suo applauditissimo intervento – seguito scrupolosamente tutti i protocolli anti-Covid, ascoltato la minaccia in televisione del presidente Conte, a cui sono seguiti numerosi controlli che non hanno rilevato nessuna infrazione. Ciononostante, siamo nuovamente chiusi. Lo sport è ritenuto superfluo, ma lo dicano alle famiglie che vivono di questo. Chi ci governa ha avuto otto mesi per potenziare le strutture sanitarie: eppure negli ospedali mancano i medici, i trasporti pubblici sono affollati come carri bestiame: non è possibile che l’incompetenza della politica venga fatta pagare ad un intero settore e su tutti i cittadini. Lo sport deve vivere».
«Chiediamo di poter continuare a lavorare, rispettando come sempre le normative anti-Covid – ha proseguito -, le palestre si ritrovano a dover far fronte alle spese vive per affitti, bollette e macchinari, senza vedere entrate. Considerando, poi, che dopo il primo lockdown il giro d’affari delle iscrizioni si è praticamente dimezzato. A soffrire non sono solo le palestre, ma anche i personal trainer e tutto l’indotto che lavora col nostro mondo».
«Una situazione paradossale – aggiunge  Luca Rossi di Saisei Fun -: le palestre vengono chiuse con una decisione che non ha basi scientifiche, o evidenze di altro genere». Una chiusura da dare in pasto all’opinione pubblica, ingiustificata secondo i proprietari e gestori dei centri fitness: «Le palestre non hanno creato nessun tipo di contagio – aggiunge Rossi -, abbiamo speso l’ira di dio per sanificare gli ambienti secondo le norme. Veniamo penalizzati senza nemmeno una spiegazione: questo non ci va giù. Mettiamo in atto una protesta composta e responsabile, ma vogliamo ribadire con fermezza che le decisioni del governo sono sbagliate: l’attività fisica porta benessere».
E’ poi stata la volta del mondo delle scuole di ballo e delle arti marziali: racconti di vita vera, storie di persone che hanno aperto con fatica la loro attività, anche molto recentemente, facendo sacrifici e che ora rischiano di chiudere con quantità notevoli di debiti sul capo, perché mancheranno completamente gli incassi da qui a qualche mese.
«Ci hanno detto che le nostre attività non sono essenziali – dicono – come se il nostro lavoro, quello che ci dà da vivere, fosse un semplice gioco» è il sunto di molti degli interventi che si sono succeduti in piazza Sordello, in un atmosfera composta, ma non dimessa, tra tricolori sventolanti e tanta voglia di non mollare.