MANTOVA Quattro stagioni piene in maglia biancorossa fanno di Vincenzo Silvestro il veterano del Mantova, a dispetto dei suoi 24 anni. Un po’ per questo, e molto per la sua fedeltà alla causa, il “Gatto” è tra quelli che più hanno sofferto per la retrocessione dell’Acm in Serie D. «Puoi ben dirlo – conferma – : la delusione a livello personale è stata grandissima. Tutto mi aspettavo tranne che finisse così. È una ferita che mi porterò dentro per sempre». Allo stesso tempo, Silvestro si dice pronto a ripartire con il Mantova, anche in Serie D. Ma andiamo con ordine.
Dicevi della delusione…
«I miei tre anni precedenti a Mantova mi avevano sempre regalato emozioni positive: nel primo (in D, ndr) siamo sempre stati ai vertici della classifica; nel secondo siamo arrivati ai play off; nel terzo ci siamo comunque salvati. Questo invece si è rivelato una sofferenza continua. Con il finale peggiore».
Cosa non ha funzionato?
«Un mix di cose, non riesco a individuarne una in particolare. Non siamo mai riusciti a svoltare, siamo mancati in continuità. Eppure io avevo buone sensazioni, anche dopo le tre sconfitte di fila a inizio campionato».
Forse un pizzico di presunzione? O eccesso di sicurezza?
«No, questo lo escludo. Abbiamo sempre dato il massimo».
Com’erano i rapporti tra voi giocatori?
«Ho giocato quattro anni qui e vi assicuro che questo era un gruppo davvero sano. Ho letto sulla Voce l’intervista di Gerbaudo e sono d’accordo con lui: non siamo riusciti a trasformare questa splendida armonia, che avevamo “fuori” dal campo, in rabbia “dentro” il campo. Il rammarico è tutto lì».
Come ti sei trovato con i due allenatori?
«Io non mi trovo mai male con gli allenatori, anche quando gioco di meno: do sempre il massimo, rispetto tutti e mi metto a loro disposizione. Con Corrent c’era un rapporto molto bello, ma direi anche con Mandorlini. Magari, rispetto a Corrent, Mandorlini usava più il bastone che la carota, ma ognuno ha la propria personalità e il proprio metodo di lavoro».
Qual è stata la svolta negativa?
«Non le prime tre sconfitte perchè c’era tempo per recuperare. Il ko con la Virtus certo è stata una bella mazzata. Ma io scelgo la sconfitta col Padova: perchè eravamo salvi e dipendeva solo da noi».
Hai ricevuto qualche messaggio che ti ha colpito?
«Tanti, davvero. Non mi aspettavo quello del papà di Ceresoli: mi ha mandato un audio bellissimo, nel quale mi ringraziava per come sono stato vicino a suo figlio e per i consigli che gli ho dato. Mi ha fatto enormemente piacere».
E veniamo all’inevitabile domanda sul futuro: dipendesse da te, rimarresti a Mantova?
«Tutta la vita».
Quindi scendere in D non sarebbe un problema?
«Assolutamente no. Mi piacerebbe rialzare la testa “con” il Mantova, perchè qui ho passato anni bellissimi e mi sento apprezzato dai mantovani».
Come ti sei guadagnato questo amore?
«Penso con l’atteggiamento. Si può sbagliare una partita o un passaggio, ma quel che non deve mai mancare è l’impegno. Io ce l’ho sempre messo. Per questo mi piacerebbe che questa storia bellissima, purtroppo inquin22ata nel finale, potesse proseguire. Io ci sono».
Chiarissimo. Cos’altro aggiungere?
«Se posso, solo un messaggio di solidarietà per quello che sta accadendo dalle mie parti (Silvestro è bolognese, ndr). Io abito a Castel dell’Alpi, che fortunatamente non ha riportato grossi danni. Ma già a Monzuno, dove risiede la mia famiglia, in tanti sono stati costretti a lasciare casa e dovranno ricostruire tutto. Vorrei ringraziare le forze dell’ordine, la Protezione Civile, i volontari… insomma tutti coloro che si stanno prodigando per aiutare queste persone. Compresi i tifosi del Mantova, che sono andati di persona a Cesena. Per tutti loro solo affetto e riconoscenza».