MANTOVA – A fronte di un diverbio aveva minacciato di morte il proprio datore di lavoro con questi che alla fine l’aveva denunciato. Sul banco degli imputati, circa l’ipotesi di minaccia aggravata, era quindi finito un 37enne cittadino pakistano all’epoca dei fatti a lui contestati dipendente di un negozio kebab di Mantova gestito da un connazionale. La vicenda, confluita quindi in un processo penale, risaliva al 21 febbraio del 2020 quando l’uomo, al culmine di uno scontro verbale, aveva proferito all’indirizzo del proprio superiore, la seguente frase. “Adesso prendo un fucile e ti sparo, ti ammazzo”. Parole, stando al quadro inquirente, da lui proferite per una questione legata a un’auspicata regolarizzazione della sua posizione lavorativa, negatagli però dal titolare del negozio etnico. Così, praticamente a stretto giro, era scattata la querela da parte della persona offesa, costituitasi poi a processo come parte civile. Ieri infine, l’inattesa conclusione giudiziaria della vicenda. Interpellato infatti dal giudice Gilberto Casari, in merito alla possibilità o meno di soluzione per remissione della querela, la parte lesa vi ha acconsentito non mancando però prima di esprimere un proprio giudizio personale: «Va bene, tanto sarà Dio a punirlo».