MANTOVA Dietro l’hashtag #cosìchiudiamopersempre gli imprenditori e le imprenditrici mantovane, attivi nei settori del commercio, turismo, servizi e trasporto, vogliono ancora una volta manifestare la loro protesta pacifica contro l’ultimo DPCM, così penalizzante verso un settore già fortemente in crisi.
«Chiediamo a Fontana che si spenda concretamente nella tutela di questo comparto particolarmente colpito in seguito ai provvedimenti dell’ultimo decreto» esordisce Gabriele Iori, presidente di Confcommercio Mantova per la sezione di Suzzara.
«Vogliamo che, ove possibile, si allarghino finalmente le maglie delle ultime misure messe in atto dal governo Conte, soprattutto per le zone di confine come le nostre — prosegue Iori. — Il nostro è un territorio che confina con sei province e due regioni cosiddette gialle, il Veneto e l’Emilia Romagna. Succede che la gente, eludendo la sorveglianza, va nelle attività ancora aperte delle regioni limitrofe, mentre per lavorare torna a casa usando le varie autocertificazioni del caso. Risultato: portiamo “fuori” risorse e importiamo il virus».
Quella degli imprenditori e delle imprenditrici di Confcommercio è una protesta di piazza, dei piccoli centri, delle attività di paese, che nulla possono se messi in competizione con i colossi multinazionali come Amazon o Zalando.
«Si parla tanto di consegna a domicilio, delivery o take away, — puntualizza Iori — ma tutto ció comporta un aggravio di spese per un servizio non sempre fornibile, piuttosto che un ritorno economico corrispondente e reale».
Alle attività che vendono merceologie ritenute compatibili è stato concesso di poter tenere aperto, ma a che scopo «se di gente in giro se ne vede pochissima? E soprattutto perché uscire se si teme di poter essere sanzionati perché privi dell’autocertificazione necessaria? Questo è a tutti gli effetti un lockdown totale, non light come ce lo vogliono far sembrare — conclude infine Gabriele Iori — e i danni vanno assolutamente oltre il modesto ristoro che potrà essere mai erogato».