MANTOVA – MantovaLe notizie si rincorrono da giorni, da quando il premier Giuseppe Conte , nella confusa conferenza stampa del 24 aprile, ha parlato delle cerimonie religiose annunciando che per quanto riguarda la celebrazione delle messe in chiesa occorre aspettare ancora: “messe pericolose come andare allo stadio”, ha detto Galli direttore del reparto di Malattia Infettive al Sacco di Milano.
La presa di posizione della Cei, subito dopo il “niet” del premier alla liturgie eccliesiastiche pubbliche, è stata immediata anche perchè i vescovi di tutta Italia chiedeva proteste decise e importanti: “Così si compromette la libertà di culto”, affermavano. E poi le parole di Bergoglio , a Santa Marta, che arrivano dopo le polemiche sulle celebrazioni e che abbassano i toni della Cei e apre le porte alla trattativa: “Obbediamo alle regole per non far tornare la pandemia”, dice infatti Papa Francesco. E infine le ultime notizie che arrivano direttamente dal governo circa la ripresa delle Messe in condizioni di sicurezza e che ipotizzano come data l’11 maggio. Se i dati, sul contagio da Covid-19 non dovessero risalire, quindi, le date su cui si ragiona in seno all’esecutivo, con l’ausilio del Comitato tecnico scientifico, sono quattro. La prima, lunedì 4 maggio, è certa (perché prevista nell’ultimo Dpcm) e riguarda la ripresa della celebrazione dei funerali. Le altre tre sono: lunedì 11 maggio, per la possibilità di celebrare l’Eucaristia all’aperto (si partirebbe con le liturgie feriali); il 18 maggio o il 25 maggio, per il ritorno delle celebrazioni all’interno delle chiese in condizioni di sicurezza (compresi il distanziamento fra i fedeli, guanti e mascherine, sospensione di alcuni gesti liturgici come lo scambio della pace). Un poò di confusione, in effetti, che non fa altro che creare malcontento soprattutto tra i fedeli che sentono l’esigenza di poter tornare ad assistere alle Messe ed a riavvicinarsi ai sacramenti quali la Confessione e la Comunione. Per quanto riguarda i parroci, molti di loro si schierano con la Cei, senza ovviamente mettere in dubbio le parole del Santo Padre, e altri si rimetteno al volere delle diocesi di appartenenza. Abbiamo raccolto alcune testimonianze da parte dei preti della provincia virgiliana e pressochè tutti, anche se non manca qualche posizione che inviata alla prudenza, hanno espresso delusione per le parole di Conte, quelle della famosa conferenza stampa del 24 aprile. Ma anche la speranza in un dietro front da parte delle autorità competenti, soprattutto per andare incontro alle esigenze dei fedeli che in questo periodo, in particolare, cerco conforto nella religione e nelle preghiere.
«Per noi sacerdoti è un gran sacrificio non potere avere un rapporto diretto con i nostri parrocchiani, cosa che avviene attraverso le messe – ha detto don Enrico Castiglioni , parroco di Campitello – . E’ ovvio che ci rimettiamo alla decisione del Vescovo com’è altrettanto ovvio che prima di tutto occorre preservare la salute dei cittadini che non è altro che il nostro primo pensiero. Per questo molti di noi già da qualche giorno sono pronti per ricominciare a dire messa all’interno delle nostre chiese. Io ho fatto sanificare la mia e anche pulire tutti i banchi con del detergente. Tenuto conto poi che lo spazio per poter mantenere le distanze che ci vengono chieste ci sono senza problemi. Intanto si potrebbe iniziare con le liturgie feriali alle quali non partecipano mai molte persone, nella mia parrocchia, ad esempio, non vengono mai più di 10 persone, per poi passare, in una fase successiva, a quelle domenicali. Per i funerali, poi, non ci sono problemi perchè la benedizione viene fatta direttamente al cimitero dove, tra l’altro, ci sono anche le cappelle che possono ospitare il prete mentre i parenti rimangono fuori». Simile l’opinione, anche se con qualche piccola differenza, espressa da don Luigi Pisani , sacerdote della parrocchia di San Martino dall’Argine. «Per un prete non poter celebrare l’Eucarestia è un vero e proprio sacrificio, principalmente perchè manca un rapporto diretto con i nostri parrocchiani. Sono certo che si potrebbe iniziare già il 4 maggio o comunque attorno a quella data. Molti di noi hanno pensato, ad esempio, alla possibilità di aumentare il numero delle Messe della domenica così da poter diluire l’afflusso della gente. E poi, perchè no, mettere una sorta di segna posti nei bachi già alla distanza consigliata dall’istituto superiore della sanità, In tal modo le persone sanno dove posizionarsi senza rischiare nulla». Mascherine e guanti obbligatori, dell’uso di questi presidi ne sono convinti tutti anche don Andrea Grandi , parroco di Rivalta sul Mincio che addirittura propone, tra le altre cose, anche autoparlanti per ascoltare la messa dal sagrato. «Sono anch’io dell’avviso che si potrebbe iniziare a dire messa anche dalla settimana prossima – afferma al telefono -. Io ho già preso contatti per fare sanificare la chiesa e anche con il tecnico che dovrà poi attestare che l’ambiente è adatto ad ospitare i fedeli. Senza contare che la piazza antistante l’edificio di culto è di proprietà della parrocchia e quindi possiamo sfruttare gli autoparlanti che già sono installati sui lampioni per fare sentire la messa a quelli che, per motivi di sicurezza sanitaria, non possono entrare in chiesa». Un pò più cauto è invece il prete di San Silvestro, don Cristian Grandelli , il quale si rimette totalmente alle decisioni della diocesi anche perchè tutti i giorni, comunque, grazie alla diretta streaming, riesce a dire messa ed essere vicino ai suoi fedeli. (s.)