La desolazione dell’ultimo mercato: la gente già a casa

MANTOVA  – Se le persone si spaventano e si dice loro di rimanere a casa, il risultato è questo: la gente sta a casa”, sono le parole, avvilite, di Mauro dietro al suo banco di calzature. Davanti a lui il panorama è effettivamente desolante. Poche, troppo poche, persone tra un banco e l’altro nell’ultima mercato di Palazzo Te prima della nuova chiusura per il secondo lockdown. Perché aggiungere la parola “light” non rende la pillola meno amara a chi ha saputo dell’inserimento dell’intera regione Lombardia nella fascia rossa, quella con le maggiori restrizioni autocertificazione inclusa, da oggi. “Mercoledì, prima del mercato, nessuno voleva prendersi la responsabilità di farci sapere qualcosa, di dirci se il giorno dopo il mercato si sarebbe potuto tenere oppure no”, prosegue Mauro. E poi c’è la location: il parco di Palazzo Te fa perdere fatturato rispetto al centro storico, in percentuali sempre maggiori. “Rispetto a giovedì scorso sono passate un 50% di persone in meno”, stima Mauro. “Al netto di tutto quello che è successo alla vigilia di questo mercato e che accadrà da venerdì, al mercato di Mantova non si lavora più da quando è stato trasferito al Palazzo Te”, aggiunge Domenico Goia, “Il centro storico raccoglie non solo i mantovani, la città è anche una meta turistica e spesso capitava di avere persone che venivano da fuori, anche oltre la provincia virgiliana”. Da altre regioni arrivano anche diversi operatori come Cristina e Rosa. “Abbiamo saputo che il mercato si sarebbe tenuto solo la sera prima intorno alle ore 20 e il messaggio diceva “a meno che non accada qualcosa di diverso nel corso della notte”, racconta Cristina che viene da Reggio Emilia, “come me dall’Emilia arrivano almeno una decina di operatori. Il mio pensiero va ai colleghi che lavorano solo in Lombardia, non so davvero come faranno. Non si può far pesare su una città come Mantova la situazione di Milano”. “La cosa più triste è che ogni volta sembra che si riparta da zero, non si riesce a fare tesoro dell’esperienza dei mesi precedenti”, le fa eco Rosa che, invece, arriva dal Veneto, “nel Dpcm si parla di mercati senza distinguere tra quelli che si svolgono all’aperto e quelli che si tengono al chiuso. Tramite le associazioni di categoria stiamo cercando di far passare questa differenza entro il prossimo fine settimana. Nella nostra regione, per esempio, ci sono delle zone rosse come ad Abano Terme dove i mercati non si possono tenere però altrove possiamo lavorare”. “Troviamo incomprensibile la scelta di chiudere nel weekend i mercati che si svolgono principalmente all’aperto”, è infatti la posizione di Confesercenti Nazionale, “sono disposizioni al di fuori di ogni logica, che vanno corrette al più presto. In caso contrario, ci troveremo costretti a ricorrere al Tar: così com’è, il provvedimento assesterà un colpo insostenibile a queste imprese, che realizzano oltre il 50% del proprio fatturato proprio nelle giornate di sabato e di domenica. Lanciamo un appello anche ai Governatori delle Regioni, perché intervengano nei confronti del governo e con provvedimenti diretti per evitare questa grave ingiustizia”.