Mantova Hub? E’ un pozzo di San Patrizio

MANTOVA Abbandonate le ruspe, a insidiare oggi la principale opera pubblica pianificata dal sindaco Palazzi non è più la questione storica, bensì quella economica. Per potere concludere il comparto di Mantova Hub, così come ipotizzato nientemeno che da Stefano Boeri, il Comune si vede costretto ad accendere mutui per cifre molto consistenti. E questo rimprovera all’amministrazione il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Pier Luigi Baschieri: «Si può dire che Mattia Palazzi sia stato “tradito” da Boeri, oppure che lo stesso sindaco stia scavando la fossa debitoria al suo successore (magari nei suoi pensieri proprio l’assessore Murari, cui Mattia vorrebbe passare il testimone)».
Nella rivisitazione dei conti dell’intero comparto, come affrontato due giorni fa da un nostro servizio, in effetti il solo “lotto 2”, dei tre in programma, verrà a costare complessivamente 17 milioni. Troppi, commenta Baschieri, se si tien conto che tutto il piano doveva costarne 18, che sono poi i 18 milioni stanziati dal governo Renzi attraverso il “bando periferie”, «Nonostante la Regione Lombardia sia intervenuta con un’iniezione di 4,3 milioni per sostenere il comune nella realizzazione della palestra dimenticata nel progetto della nuova scuola, ancora in fase di completamento, e nonostante il governo Conte abbia finanziato con 6,5 milioni la rivisitazione della progettazione esecutiva a tutela dell’area ebraica, i ritardi nella realizzazione dell’opera pubblica più costosa della storia di Mantova non si contano più. Il taglio del nastro previsto per il 2019 – prosegue il consigliere azzurro – è slittato più volte, tanto che i lavori sono bloccati da due anni e riprenderanno solo nel marzo del 2023».
Insomma, un vero pozzo di San Patrizio, ammonisce Baschieri. «A mettere ancora più in difficoltà Mantova Hub ci sono gli aumenti delle materie prime schizzate alle stelle a causa della sfavorevole congiuntura economica del periodo e ai venti inflazionistici che insieme hanno portato a un rincaro del 35% del listino delle opere pubbliche da applicarsi in Regione Lombardia. Tradotto: più 3,2 milioni di euro per recuperare i 5 capannoni militari (totale 17 milioni) e più 1,8 milioni per la scuola nell’ex Ceramica, che doveva essere inaugurata a settembre per ospitare gli studenti dell’istituto “Mantegna”. Denaro che nelle casse comunali non c’è e rischia di mandare a gambe all’aria il disegno iniziale da sempre sostenuto dall’assessore Murari, che con la sua delega all’urbanistica ne è il padrino. Tutto questo non deve stupire: il centrosinistra conosce da sempre l’insostenibilità economica del piano urbanistico tanto che negli anni ha attivato diversi mutui tra l’indifferenza della politica locale tra cui 675mila euro per i campi da calcio della Mantovana, 500mila per la nuova piazza di Fiera Catena e 1,5 milioni per la comunità disabili, ma con mutuo a carico dell’Aspef».
E in conclusione, l’appello di Baschieri: «dove sono finiti i partner privati che avevano sposato il progetto? Palazzi e Murari ci dicano anche dove recupereranno le risorse oggi mancanti».