Morti per amianto, per colpa di nessuno

MANTOVA Alla fine conveniva andare in prescrizione, per quel che conta. Con la sentenza dello scorso 7 aprile la Corte di Cassazione ha sancito definitivamente la fine del processo per le morti degli ex operai della Montedison. Otto gli ex manager rimasti a processo mentre le persone offese, ex operai tutti deceduti, da 72 si erano ridotte a sei. Con la sentenza dello scorso 7 aprile i giudici della Corte Suprema hanno confermato l’assoluzione di tutti gli imputati dalle responsabilità per la morte di cinque dei sei ex operai, mentre per il sesto è scattata la prescrizione. Questo significa che per gli eredi di  Nardino Ballerini, l’ex operaio per il cui decesso l’accusa di omicidio colposo era finita in prescrizione, resta aperta la strada del risarcimento in sede civile. Sulla tempistica di questo procedimento non è possibile per ora fare previsioni. Certo che se si considera che in genere i processi penali sono più rapidi per arrivare a una sentenza civile in questa vicenda ci potrebbero essere tempi omerici. Lo sottolineano da Aiea (Associazione Italiana Esposti Amianto) che è rimasta come parte civile in questo processo fino alla fine insieme a Medicina Democratica: “72 operai morti per tumori professionali al Petrolchimico di Mantova resteranno per sempre senza giustizia: 20 anni di attesa, tanto ci è voluto per quest’ultima sentenza sconvolgente, che ha definitivamente mandato assolti gli ultimi 9 imputati, di cui uno nel frattempo deceduto, accusati della morte di 6 lavoratori – ha commentato al riguardo Fulvio Aurora, responsabile delle vertenze giudiziarie di Aiea, che con Medicina Democratica era parte civile in questo procedimento iniziato nell’ormai lontano 2001, rappresentati dall’avvocato Laura Mara. Quest’ultima sentenza della Cassazione era ampiamente prevedibile dopo l’esito dell’appello-bis del processo Montedison del gennaio 2020, quando Amleto Cirocco, Gaetano Fabbri, Gianni Paglia, Francesco Ziglioli, Giorgio Mazzanti, Pier Giorgio Gatti, Paolo Morrione e Andrea Mattiussi erano stati assolti perché il fatto non sussiste per le morti di sei operai tutti vittime dell’amianto, unico colpevole riconosciuto in tutti questi anni.