Rissa fra estremisti dopo il derby Cremonese-Mantova: condanne per oltre 30 anni

MANTOVA Alla fine una delle pene più alte è toccata alla vittima che aveva riportato le lesioni più gravi nella rissa tra esponenti di CasaPound e del centro sociale Dordoni di Cremona, in quel derby tra estremisti camuffati da ultrà di Cremonese e Mantova che quel 18 gennaio 2015 avevano appena giocato il derby calcistico. Tre anni e due mesi di reclusione per rissa e porto di spranghe è la pena inflitta ieri a Emilio Visigalli, 52enne di Cremona, il militante del centro sociale finito in coma in seguito agli scontri. Tra i 17 imputati di questo processo giunto alla sentenza di primo grado c’è anche un mantovano, Gianluca Rossi, 29enne di Villa Pasquali, militante del centro sociale Dordoni, a suo tempo finito ai domiciliari, e che ieri è stato condannato a un anno e 8 mesi per rissa e porto di spranghe. Due assoluzione e 15 condanne per 30 anni e 8 mesi complessivi di reclusione. La pena più pesante è toccata a Guido Vito Taietti. L’esponente di CasaPound è stato condannato 7 anni e 2 mesi per rissa e lesioni gravissime nei confronti di Emilio Visigalli. Caduta dunque l’accusa di tentato omicidio per la quale il Pm aveva chiesto 8 anni di reclusione per Taietti e per Gianluca Galli, altro militante di CasaPound, che invece se l’è cavata con 2 anni e 6 mesi per rissa. Dall’altra parte dello schieramento c’è stata la condanna di Michele Arena a 4 anni e 4 mesi per rissa, lesioni nei confronti di Galli e per porto di spranghe. Gli altri imputati sono stati condannati quasi tutti solo per rissa a un anno di reclusione e pena sospesa. I disordini erano scoppiati dopo Cremonese-Mantova, partita “ad alto rischio di incidenti” usata come cortina fumogena per un regolamento di conti tra estremisti di destra e di sinistra. Dalle indagini che seguirono a quei sanguinosi scontri, era emersa la totale estraneità delle due tifoserie, che pure non si amano, e l’intera vicenda era stata collocata in area politica con il coinvolgimento di frange estremiste. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Visigalli insieme ad altri due antagonisti, Michele Arena e Alberto Birzi, aveva teso un agguato a Gianluca Galli, leader cremonese di CasaPound. I tre si erano presentati nel piazzale vicino allo stadio armati di spranghe e avevano fatto scattare l’aggressione. Galli, colpito alla testa, si era difeso riuscendo a disarmare Visigalli che sarebbe stato preso a sua volta a sprangate dallo stesso Galli e da Guido Vito Taietti, altro militante di CasaPound. Ricostruzione che era stata messa in discussione lo scorso febbraio, quando un testimone aveva detto che a colpire Visigalli era stato uno del centro sociale. La moglie del 52enne aveva detto che il marito non ricorda più nulla, tanto meno chi lo ha mandato in coma. Per i giudici di Cremona è stato Taietti. Motivazioni della sentenza tra 90 giorni.